Abbiamo atteso cinque anni per poter finalmente toccare con mano il lavoro svolto da Capy Games, un viaggio in solitaria verso l’oscurità nei panni di un avventuriero il cui passato non è dato conoscere.
Below non lascia spazio ad alcuna spiegazione, non una parola viene pronunciata e non vi sono testi da leggere, piuttosto ci rende partecipi di un’esperienza quasi surreale che ci obbliga a domandarci quale possa essere la motivazione che ha spinto il protagonista così lontano da casa: sta cercando qualcosa o qualcuno?
Ci ritroviamo quindi a scendere negli abissi di un dungeon generato parzialmente in maniera casuale, similmente a quanto abbiamo già visto nel rogue-lite Dead Cells ma con un’interfaccia ridotto all’essenziale, per lasciare spazio ad un’interessante visuale isometrica offuscata dalla nebbia che soltanto il giocatore, con la sua fidata lanterna, può dissipare. Le ridotte proporzioni del protagonista rispetto a ciò che lo circonda aumentano il senso di smarrimento e di inadeguatezza verso qualcosa di potenzialmente pericoloso, poiché, nascoste nell’ombra, si celano creature tutt’altro che pacifiche.

Immaginate Below come la versione dark del più classico The Legend of Zelda, con attacchi melee e ranged, schivate, crafting e trappole da evitare.
C’è un’ulteriore contaminazione esterna che ha influenzato il gameplay del gioco in esame, impossibile non notarla per via dei falò presenti in alcune aree e per la morte permanente che costringe a ricominciare l’avventura con un nuovo avatar ed a cercare il cadavere di quello precedente per recuperarne l’inventario; ovviamente parliamo di Dark Souls.
Below non è soltanto un action ma anche un survival nel quale è necessario ponderare bene il consumo di acqua e di cibo al fine di non morire di stenti durante il corso della lunga discesa. Sebbene il gioco ci insegni fin dai primi livelli a lesinare tutti i consumabili che craftiamo o troviamo in giro, abbiamo notato che la scarsità di viveri, specialmente nei livelli più avanzati, è palesemente sbilanciata rispetto alle effettive necessità del protagonista. L’ovvio risultato di tale imprecisa meccanica è la morte (talvolta frustrante) e l’obbligo di ricominciare tutto dal principio, sempre nella speranza di aver sbloccato abbastanza scorciatoie da evitarci qualche passo di troppo.

Non possiamo non lodare l’aspetto grafico di Below, volutamente povero di texture per lasciare spazio a modelli ed ambienti spesso monocromatici il cui impatto visivo riesce ad affascinare e contestualmente incutere timore. Le fonti di luce rivelano i veri colori di ciò che è rimasto a lungo soffocato tra le rocce ma anche le mostruose minacce nascoste tra la fitta nebbia. Ad amplificare l’incessante senso di smarrimento e di claustrofobia vi è un comparto sonoro composto spesso dai soli effetti sonori generati dal protagonista e dall’ambiente circostante ma anche da sinistre note prolungate.
La nostra attesa è stata ripagata con un titolo che, dal nostro punto di vista, potrebbe essere ristretto ad un pubblico di nicchia, ovvero a chi ama lasciarsi travolgere dalle storie enigmatiche e da un gameplay che non perdona alcun tipo di errore. Ciò, tuttavia, non deve essere visto come un aspetto negativo, anzi, è stata proprio la sua difficoltà a spingerci verso il compimento dell’avventura.
Below mescola con cura le caratteristiche peculiari di alcuni titoli di successo, eccezion fatta per l’aspetto survival, arricchendole con un’interfaccia pulita ed efficace ed un comparto tecnico accattivante ed esente da sbavature di alcun tipo. Se state cercando qualcosa che vi tenga lontano dalla luce del giorno allora Below fa al caso vostro; noi vi abbiamo avvertito, il viaggio non sarà una passeggiata.