METRO EXODUS - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 04.04.19

Il romanzo di Dmitrij Gluchovskij prende vita per la terza volta grazie all’operato degli ucraini 4A Games e ci sconfina oltre i tunnel claustrofobici di Mosca, in un viaggio intriso di violenza, speranza e libertà.
La trama di Metro Exodus parte di slancio subito dopo gli avvenimenti del capitolo precedente “Last Light”, Artyom continua a vivere la sua vita nelle gallerie della metro insieme alla moglie Anna, al padre di lei Miller, e a tanti altri sopravvissuti all’apocalisse nucleare che ha devastato l’intera Russia. Tra una spedizione e l’altra alla ricerca di cibo ed altre risorse per la sopravvivenza, il pensiero che ci possa essere vita fuori dai confini di Mosca diventa sempre più vivido nella testa di Artyom.
D’altro canto, la sua ossessione lo ha condotto ad uno strano segnale radio ben distante dalla città e come se non bastasse, insieme alla moglie, s’imbatte anche in una fazione di soldati mai vista prima a bordo di un treno proveniente da una località ignota. Proprio questo mezzo, ribattezzato con il nome Aurora, permetterà ad Artyom, Anna, il comandante Miller ed altri ranger di abbandonare le terre di Mosca, avvelenate dalle radiazioni, per viaggiare verso un futuro migliore.
Grazie a quest’ultimo spunto narrativo il gameplay di Metro Exodus si apre ad un flebile free roaming, accantonando l’eccessiva linearità degli ambienti e delle missioni che hanno da sempre contraddistinto la serie. Sia chiaro che il gioco alterna vaste aree liberamente esplorabili - nelle quali è possibile trovare anche incarichi secondari - ad ambienti chiusi e decisamente più guidati. Quindi non ci troviamo di fronte ad un vero e proprio open world dove si avanza o si torna indietro di qualche tappa a proprio piacimento, perchè è la storyline a dettare le tappe dell’Aurora.

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Potersi muovere senza impedimenti permette altresì di approcciare il nemico silenziosamente, soprattutto con il favore del buio; una piccola lucetta nell’orologio di Artyiom consente al giocatore di capire quando si è dentro o fuori un cono di luce e quindi di agire di conseguenza. Con le giuste precauzioni la minaccia nemica può essere eliminata alle spalle o stordita, nonché derubata dei suoi averi.
Già, non pensiate che fuori dalla metro le risorse abbondino, soprattutto le munizioni. Lo zaino del protagonista può tuttavia trasformarsi in un piccolo banco da lavoro e consentire la creazione di filtri per la maschera antigas, medikit e proiettili di vario calibro ed oggetti da lancio mediante l’utilizzo dei materiali raccolti in giro. Non solo, lungo la strada capiterà di raccattare anche numerose parti di arma assemblabili come meglio si crede e realizzare l’arma dei desideri. Un revolver artigianale, ad esempio, può diventare una discreta arma a distanza con una canna lunga e la giusta ottica oppure uno strumento di morte silenziosamente letale se ci si avvita alla fine un silenziatore. Tutto avviene attraverso una schermata chiara ed intuitiva, con le statistiche dell’arma in bella vista così da avere un riscontro diretto sui bonus od eventuali malus di ogni componente.
L’equipaggiamento, ampiamente modificabile, comprende armi di vario genere come pistole, fucili d’assalto, fucili da cecchino ed alcune tipologie di armi a pressione che vanno ricaricate manualmente dopo l’utilizzo.
I nemici rappresentano una minaccia costante in Metro Exodus e, a seconda che ci si muova di giorno o di notte, questi cambieranno di tipologia (umani o bestie/mostri ndr) ma pattuglieranno costantemente ed in maniera randomica le aree di gioco. Agendo spesso da soli ci si ritrova a dover fronteggiare interi gruppi ostili, pertanto se si decide di assaltare un particolare avamposto in fase di esplorazione è bene prepararsi ad ogni evenienza, considerato che gli unici modi di recuperare la salute sono l’utilizzo dei medikit o il riposo presso un qualsiasi alloggio improvvisato.

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Tecnicamente i ragazzi di 4° Games sono riusciti a confezionare un mondo di gioco dettagliato e ricco di elementi, accostandolo ad effetti di luce volumetrici realistici e senza cali di framerate. Tutti gli ambienti, soprattutto quelli sotterranei, fiore all’occhiello della serie, regalano il giusto senso di abbandono e contestualmente affascinano per il loro level design. Non mancano quei piccoli particolari che lasciano immedesimare il giocatore ancor di più come il poter pulire con la mano la maschera antigas, bruciare le folte ragnatele con un accendino o semplicemente ricaricare la torcia manualmente dopo aver visto il suo fascio di luce affievolirsi. Dettagli, come vi dicevamo, che fanno la differenza in un titolo che tende la mano al genere survival. A non convincerci a pieno è la recitazione ed in particolare le movenze dei personaggi durante i dialoghi in lingua italiana.
Metro Exodus ci ha portati via da Mosca per più di quindici ore con una storyline che può concludersi in più modi e che a tratti si frammenta per via delle missioni secondarie che, per la prima volta, ci hanno spinto ad esplorare le grandi aree di gioco.
A questo si accompagna un gameplay solido che forse non spicca di varietà rispetto ad altri sparatutto ma che attua alcuni stratagemmi senz’altro interessanti, come l’ottima personalizzazione delle armi e la possibilità di agire in stealth. La grande mole di elementi presenti su schermo ogni tanto ci ha fisicamente reso impossibile la fuga o sparare attraverso determinati oggetti ma nulla di eccessivamente grave rispetto all’ottima esperienza complessiva che abbiamo vissuto.
Il nostro consiglio è di recuperare non soltanto Metro Exodus ma anche i primi due capitoli così da non perdervi nemmeno un passaggio di questa avvincente avventura.

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