DAYS GONE - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 13.05.19

Lo scorso anno vi abbiamo anticipato le nostre prime impressioni sulla nuova esclusiva Sony a tema post-apocalittico Days Gone, il cui sviluppo da parte di Bend Studio è stato minato da qualche difficoltà che li ha costretti a rimandarne l’uscita di qualche mese.
Versione finale del gioco alla mano, siamo pronti ad analizzarne ogni dettaglio e dirvi se vale la pena pagare questo biglietto di sola andata per l’Oregon.
Days Gone è senza ombra di dubbio il progetto più ambizioso di Bend Studio, reduci da serie di un certo calibro come Uncharted: L’abisso dell’oro (2012 - PS Vita) e Syphon Filter; adesso alzano ancora di più il tiro cercando di fare breccia in un genere abbondantemente battuto negli ultimi tempi.
Per riuscire nell’impresa non basta soltanto l’aiuto di Sony e nemmeno un gameplay di estremo spessore rispetto a quello che abbiamo già visto altrove, piuttosto occorre un comparto narrativo intenso ed originale che afferri il giocatore nella sua morsa fino ai titoli di coda.
Deacon St. Jhon (per gli amici Deek) è un motociclista che nel trambusto iniziale della pandemia affronta una decisione non proprio semplice: mettere in salvo su un elicottero la propria moglie gravemente ferita e rimanere a terra per dare supporto al migliore amico di sempre Boozer.
L’elicottero arriverà a destinazione? Riuscirà Deacon a raggiungere la moglie? Come se la caveranno i due amici lungo la strada?
Sono questi gli interrogativi che il giocatore si pone per buona parte del gioco e che spesso trovano una risposta confusa poiché la linea narrativa principale combina piccoli momenti di speranza ad altri drammaticamente spiazzanti. Ciò influisce positivamente sull’attenzione dello spettatore spingendolo ad addentrarsi sempre di più nella trama nonché ad interessarsi del passato dei suoi protagonisti.
Tuttavia, la direzione artistica di alcuni segmenti della narrazione ci hanno un po’ lasciato con l’amaro in bocca; come, ad esempio, le brevissime cut-scene in cui vengono pronunciate giusto due battute e dialoghi o monologhi più profondi ed incisivi nei quali un filmato avrebbe sicuramente dato la dovuta impronta cinematografica ed invece si è ritenuto opportuno lasciare la telecamera fissa sulle spalle di Deek.

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Days Gone è anche sopravvivenza in un mondo aperto e per muoversi da un punto all’altro della mappa il protagonista può fare affidamento sulla sua amata motocicletta. Quest’ultima è proprio un elemento cardine del gameplay perché non soltanto funge da punto di salvataggio rapido ma consente anche di depositare munizioni aggiuntive e di teletrasportare rapidamente Deacon nelle location già esplorate e ripulite dalle ostilità. Non solo, la moto può essere modificata sia esteticamente che meccanicamente migliorandone quindi le statistiche base come l’aderenza, la velocità, la robustezza e la capacità del serbatoio. Rimanere a secco, specialmente con un’orda di infetti alle spalle, non è affatto una situazione piacevole così come non lo è spingere la moto a piedi a fronte di un lungo viaggio; ecco perché le taniche di benzina diventano le alleate perfette da utilizzare ogni qual volta se ne presenta l’occasione.
Libertà di movimento ma anche di affrontare le missioni principali e secondarie senza un ordine preciso e con le modalità che più si avvicinano al proprio stile di gioco.
Nel mondo di Days Gone non tutti gli umani sono stati infettati, molti di questi si sono riuniti in piccoli e medi avamposti, lavorando duro per cercare di sopravvivere un giorno in più mentre altri hanno deciso di abbandonarsi alla totale anarchia facendo razzie di qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Tra queste due realtà si collocano Deacon ed i numerosissimi infetti che vagano per le strade e nelle cittadine talvolta in enormi gruppi.
Muoversi con circospezione è senza dubbio una tattica che può avvantaggiare il giocatore dinanzi ad un folto numero di nemici, specialmente se vengono sfruttate a modo le coperture, la vegetazione e non da meno le armi silenziate e corpo a corpo. Camminando lentamente e da accucciato, Deacon ridurrà il rumore dei suoi passi con la possibilità di eliminare qualsiasi minaccia alle spalle evitando di sprecare munizioni preziose. Altre volte, invece, basterà semplicemente lanciare una pietra da qualche parte per attirare l’attenzione dell’interessato e sgattaiolargli alle spalle senza doversi scomodare più del dovuto.
Non tutte le situazioni, tuttavia, permettono un approccio stealth o comunque sia il modus operandi del giocatore può variare nel caso in cui questo viene scoperto in atteggiamenti sospetti; dunque occorre sempre avere l’arma giusta a portata di mano o nei casi estremi darsela a gambe fino a far perdere le proprie tracce. Gli umani, se allertati, si muovono costantemente da un riparo all’altro per cercare la posizione migliore dalla quale contrattaccare contrariamente agli infetti che non soltanto riescono spesso a schivare i proiettili ma corrono verso il giocatore dandogli pochissimo tempo di reazione. Ecco perché è stata introdotta un’abilità chiamata “concentrazione” che sostanzialmente consente di rallentare il tempo per un breve periodo mentre si è in puntamento e quindi di essere più precisi contro l’agilità avversaria o nella lunga distanza.
Ad ogni level-up Deacon può contare su tre rami abilità che a loro volta si suddividono in ulteriori perk passivi che influenzano direttamente la sue capacità di sopravvivenza o nell’utilizzo delle armi a lunga distanza ed in quelle da mischia. È anche possibile aumentare permanentemente i punti ferita e quelli della stamina nonchè la durata della concentrazione attraverso l’utilizzo di speciali iniettori sparsi per la mappa.
Il crafting consente di creare on the fly, attraverso un apposito menu radiale, armi artigianali ma anche bende mediche ed esplosivi a patto di avere raccattato il giusto quantitativo di risorse necessarie. Lo stesso menu viene utilizzato anche per la selezione delle armi che vengono suddivise in primarie, secondarie e speciali; quest’ultime sono le più letali ma anche quelle con le munizioni più rare.
Qualche riga sopra vi abbiamo accennato degli avamposti, che sono da considerare a tutti gli effetti come dei piccoli quartier generali dove poter consegnare le proprie taglie, ottenere incarichi secondari, acquistare armi e modificare la motocicletta. All’interno di essi gli equipaggiamenti migliori saranno disponibili all’acquisto soltanto dopo aver raggiunto un preciso livello di fiducia, ottenibile svolgendo le missioni in quella determinata regione o partecipando ad alcuni eventi randomici. Già, perché durante i lunghi viaggi in moto è possibile anche imbattersi nelle richieste di aiuto dei sopravvissuti circondati da infetti, subire imboscate o trovarsi nel bel mezzo di uno scontro a fuoco tra nemici di vario genere. Talvolta questi eventi possono influire sulla missione in corso; come ad esempio un’invasione notturna di infetti in un campo nemico, in quel caso vi consigliamo di rimanere nascosti e di godervi lo spettacolo..perchè sporcarsi le mani quando lo può fare qualcun altro al posto nostro?

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Days Gone è una delle poche esclusive Sony ad essere arrivata sul mercato con non poche sbavature dal punto di vista tecnico, i mesi di ritardo non hanno aiutato il team di sviluppo a risolvere completamente alcuni problemi anche piuttosto gravi. Primo fra tutti il framerate altalenante, a prescindere che vi troviate vicino ad un’orda o nel bel mezzo del nulla, seguono sporadici freeze di qualche secondo, crash del gioco, bug che impediscono il proseguimento di alcune missioni costringendo il riavvio dell’applicazione e texture che non sempre vengono caricate in tempo (o non vengono caricate affatto). Alcuni di questi problemi persistono nonostante il rilascio costante di patch correttive.
E’ un vero peccato osservare queste criticità, dato che, errori a parte, visivamente il titolo di Bend Studio regala scorci paesaggistici davvero suggestivi, impreziositi dal ciclo giorno/notte e da effetti meteorologici credibili; ammirevoli anche le espressioni facciali dei protagonisti durante le cut-scene sebbene la recitazione in lingua italiana non sia proprio in sincrono con il labiale.
In conclusione, Days Gone ci ha dato sentimenti contrastanti, se da un lato la storia ci ha tenuti con il fiato sospeso per buona parte della campagna dall’altro ci siamo trovati di fronte ad un gameplay classico ma sorretto da un comparto tecnico poco rifinito e che non poche volte ha spezzato il nostro ritmo di gioco.
La longevità del titolo si attesta sulla trentina di ore circa e la mappa è abbastanza vasta da accontentare coloro i quali ameranno esplorarla mentre chi non è avvezzo ai titoli troppo dispersivi potrà contare sui viaggi rapidi e di conseguenza su un’esperienza più lineare fino ai titoli di coda.
Se cercate il giusto livello di sfida vi consigliamo di iniziare la storia direttamente alla massima difficoltà ma badate bene di mirare dritti alla testa dei nemici perché diversamente diventano delle spugne per proiettili ed i loro attacchi letali. A fronte di quanto vi abbiamo detto non ci sentiamo di dare un ottimo voto, il risultato finale è infatti comprensivo di mezzo punto in positivo dovuto all’interessante storyline ed ai suoi carismatici protagonisti.

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