REMNANT: FROM THE ASHES - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 02.09.19

E’ un Dark Souls con le armi da fuoco? Quasi.
Gunfire Games, sviluppatore di Remnant: From the Ashes, si è inspirata senza alcun dubbio alle meccaniche peculiari dei Souls-like per creare qualcosa di leggermente diverso senza però rinunciare a quel carattere hardcore che tanto piace ai giocatori più sadici.
La storyline prende forma sulla Terra, lì dove le città e gli uomini sono stati martoriati dall’invasione dei “Root”, creature provenienti da un’altra dimensione. Per sconfiggerli è necessario distruggerne il cuore, rinchiuso dentro una torre il cui accesso è conosciuto solo dal “Fondatore”; ovviamente il nostro compito è di cercarlo e farci dare tutte le informazioni necessarie per debellare definitivamente la piaga.
Durante il corso dell’avventura la trama acquisisce velocità diverse: alle volte non lascia spazio ai dettagli, in altre accelera grazie alle ricche conversazioni con i suoi carismatici protagonisti. Soltanto dopo qualche ora di gioco si riesce a comprendere a pieno la storyline.
Remnant: From the Ashes è un action-rpg in terza persona nel quale i riflessi del giocatore, così come una build corretta, possono fare la differenza; a maggior ragione se si viene abbandonati fin da subito di fronte a nemici che schivano, attaccano in gruppo ma che soprattutto fanno tanto, tanto male.

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Dopo aver creato da zero l’alter-ego, ci viene chiesto di scegliere uno dei tre archetipi (o classi ndr) disponibili; questa azione è relativamente vincolante, in quanto sono le caratteristiche e l’equipaggiamento a renderlo più o meno efficiente in battaglia. Sotto questo punto di vista il titolo di Gunfire Games si comporta come un qualsiasi gioco di ruolo, dove ad ogni uccisione nemica corrispondono determinati punti esperienza da spendere nelle più disparate abilità. Quest’ultime inizialmente non saranno tante ma con l’avanzare della storia, sconfiggendo i boss e soddisfacendo determinati requisiti, non avremo altro che l’imbarazzo della scelta.
I nemici lasceranno cadere anche diverse tipologie di risorse, come gli scarti ed il ferro, utili per il potenziamento delle armi primarie e secondarie ma anche per forgiarne di nuove o per rendere più resistenti le armature già in nostro possesso. Per fare ciò occorrerà tornare sempre al Ward 13, l’hub dove il giocatore può appunto rifornirsi di tutto ciò che gli può essere utile per avere la meglio contro le ostilità presenti nel mondo di gioco.
Come vi annunciavamo ad inizio articolo, essendo Remnant: From the Ashes un Souls-like il combat system ci obbliga a prevedere gli attacchi avversari, schivarli e contestualmente tenere sempre un occhio al consumo della stamina. Esaurita quest’ultima, saremo lenti nei movimenti e difficilmente potremo rotolare via da un’inevitabile morte che, a differenza dei Souls, non ci penalizza in alcun modo in quanto a prescindere da essa saremo sempre condotti al punto principale di respawn dell’area, ripopolata di nemici.
Si muore spesso, è vero, e alcuni boss addirittura si teletrasportano mentre i loro numerosissimi sgherri non fanno altro che starci addosso, costringendoci a provare tantissime tattiche differenti e, talvolta, quando ci sembra di vedere uno spiraglio di luce, una svista ci riporta sottoterra con la barra della salute azzerata.
E’ il prezzo da pagare nei giochi hardcore come questo, l’appagamento di una qualsiasi vittoria spinge il giocatore a proseguire verso nuovi limiti.
A prescindere da qualsiasi livello di difficoltà inizierete la campagna, sappiate che potrete affrontarla interamente in cooperativa con un massimo di altri due amici online oppure attraverso il matchmaking pubblico. Le sorprese non finiscono qui perché ogni partita, che sia la vostra o quella di un altro player, è unica nel suo genere in quanto a conformazione delle mappe, segreti, boss e miniboss. In poche parole, i suddetti elementi vengono randomizzati e vi potrebbe servire più di una run per scoprire tutto ciò che Remnant: From the Ashes ha da offrirvi.

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Nonostante questo interessante sistema riesca ad incrementare la longevità del titolo, riconosciamo che i pochi mondi di gioco non aiutano a regalare una soddisfacente sensazione di novità tra una partita e l’altra. Ciò che risulta ben riuscita è l’atmosfera di gioco, le vaste ed articolate aree sono alle volte suggestive così come i curiosi Root che le dominano. Sottotono le animazioni del protagonista e le espressioni facciali, riscontrabili soprattutto durante i dialoghi che risultano costantemente in completa asincronia con il parlato interamente tradotto in italiano.
Nella versione PC da noi provata non abbiamo accusato alcun calo di framerate nelle fasi più caotiche e l’esperienza online, sia con uno che con due compagni, è stata fluida e senza disconnessioni.
In conclusione siamo rimasti positivamente sorpresi da Remnant: From the Ashes, non soltanto per l’alto livello di sfida proposto ma anche per tutti quei suoi contenuti segreti che ci hanno incoraggiati ad esplorare ogni singolo metro quadrato delle aree di gioco. Lo abbiamo fatto sempre con calma, consapevoli che una mancanza di zelo ci avrebbe portati dritti nelle grinfie mortali dei nemici.
Non è un titolo per chi ha poca pazienza ma sa come ripagare i successi di battaglia ed è per questo motivo che giocato in solo o in co-op Remnant: from The Ashes riesce ad ammaliare chiunque osi fronteggiare i Root. Accettate la sfida?

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