DEATH STRANDING - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 26.11.19

Lo abbiamo atteso a lungo ed in qualche modo ne abbiamo provato anche a sviscerarne i criptici trailer, una, due, tre volte. Non è per nulla semplice entrare nell’immaginazione di Hideo Kojima a fronte di un titolo in cui questo attributo si materializza e si manifesta sotto molti aspetti.
Recensire Death Stranding, opera prima di Kojima Productions, è un’impresa che richiede molto spazio e si presta ad interpretazioni che vanno ben oltre la semplice analisi cui vi abbiamo sempre abituati. Volente o nolente, tutti noi videogiocatori abbiamo fatto o dobbiamo fare i conti con le visioni di Hideo Kojima, attraverso la lettura di uno dei suoi innumerevoli Tweet o mediante l’esperienza diretta con il titolo in questione. Siamo caduti tutti insieme nella sua rete fatta di notizie centellinate, curiosità, di immagini apparentemente innocenti, di collaborazioni importanti; potremmo dire che anche questo fa parte del grande piano, del significato intrinseco di Death Stranding ma questo dubbio prenderà forma man mano che continuerete a leggere quanto segue.
Ci troviamo di fronte a fatti già compiuti; precisamente negli Stati Uniti d’America dove l’avvenimento distruttivo chiamato “Death Stranding” ha segnato per sempre la quotidianità della popolazione, estinguendone una buona parte e costringendo la restante alla sopravvivenza.
Un evento così potente da snaturare la sottile linea che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, permettendo alle CA (Creature Arenate) di invadere la Terra o ad alcuni uomini di “riemergere” dopo la morte.
Sam Porter Bridges, il nostro antieroe, è proprio uno di quei pochi in grado di tornare in vita dalla Spiaggia, ovvero il luogo in cui l’anima (Ha) si unisce al corpo (Ka), nonché capace di percepire la presenza delle CA attraverso delle abilità supernaturali chiamate DOOMS. Da est ad ovest, Sam dovrà collegare tutte le UCA (Città Unite d’America) alla “Rete Chirale” garantendogli quindi l’accesso ad un’enorme mole di dati nonchè consentirgli la costruzione di fondamentali strutture e di apparecchi mediante l’utilizzo di sofisticate stampanti 3D.
L’universo narrativo si espande a tal punto da sconfinare in numerose tematiche quali la fantascienza, la religione, l’esistenza umana, la sociologia, la storia e la politica; tutti questi elementi sono stati intrecciati tra di loro e rielaborati per creare qualcosa di incredibilmente originale e dettagliato. Per comprendere questo lungo cammino, tra isolamento e unione, bisogna scendere ad un compromesso sostanziale: la pazienza. Sì, perché sin dall’inizio si ha a che fare con una quantità tale di informazioni da insinuare dubbi e caos; soltanto i più curiosi si spingeranno oltre questa prima barriera per scoprire tutti i tasselli narrativi ed ordinarli nella giusta sequenza.

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A dare voce a quanto abbiamo appena scritto sono i carismatici, eccentrici e bizzarri protagonisti di Death Stranding, tutti dello stesso calibro quanto ad importanza nell’intreccio narrativo; con il passare delle ore si arriva persino a diventare empatici con alcuni di loro, forti di una recitazione e di una regia cinematografica capace di farci perdere in un dedalo di emozioni.
Come accennavamo qualche riga più su, Sam non è un supereroe né un militare addestrato ma piuttosto un semplice corriere al quale è stato affidato un compito molto importante.
La scelta di dover gestire un uomo “semplice”, con tutte le limitazioni che ne conseguono, rende ogni singola consegna un’esperienza unica nella quale i giocatori non possono esimersi dal programmare attentamente. La gestione del carico da trasportare, infatti, diventa un processo fondamentale per il raggiungimento della destinazione in tempi celeri ed in totale sicurezza; il peso e la grandezza della merce influisce notevolmente sulla mobilità di Sam facendolo stancare più rapidamente o peggio ancora, barcollare e cadere rovinosamente a terra.
Unire gli insediamenti sotto la Rete Chirale permette a Sam di sbloccare una serie di attrezzature da impiegare nelle lunghe camminate e scalate, la maggior parte di queste saranno monouso mentre altre avranno una determinata autonomia ed andranno ricaricate in apposite strutture.
La preparazione al viaggio non è soltanto legata alla difficile conformazione del terreno di gioco o alle capacità di Sam ma in parte anche ad una serie di minacce che ne minano costantemente l’epilogo. La prima tra tutte è la quasi incessante “Cronopioggia” che accelera il deterioramento di tutto ciò che tocca di animato ed inanimato, compreso il carico trasportato.
Poi ci sono i “Muli” ossia gli ex-corrieri convertiti al furto di carichi, tra le loro fila si nascondono anche terroristi armati che senza alcun scrupolo non esitano ad aprire il fuoco. Infine, ma non meno pericolose, le inquietanti CA che il protagonista può individuare visivamente soltanto grazie all’aiuto del “Bridge Baby” che porta in grembo (e del quale non possiamo spoilerarvi nulla).

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L’intelligenza artificiale dei nemici non brilla per astuzia e bastano giusto un paio di scontri per capire quanto sia semplice, perlomeno a difficoltà media, sopraffarli senza troppo impegno. L’uso delle armi è senza dubbio più divertente ed appagante rispetto al corpo a corpo che non eccelle in quanto a precisione e varietà di mosse.
Fondamentale è anche l’uso dell’ Odradek, ovvero lo scanner posto sulla spalla di Sam che permette di capire meglio i dislivelli del terreno, se un corso d’acqua è attraversabile senza conseguenze oppure indicare preventivamente la direzione delle CA. Questo strumento, inoltre, individua i carichi lasciati in sospeso dagli altri giocatori aprendo le porte a quello che viene definito “Social Strand System”, il multiplayer cooperativo asincrono di Death Stranding.
Per mezzo di questo sistema i giocatori di tutto il mondo possono aiutarsi tra loro consegnandosi i carichi a vicenda, costruendo liberamente rifugi, cordate, scale e veicoli lungo la mappa o piantando al suolo degli avvisi simili a quelli presenti nella serie Souls di From Software. Con il trascorrere delle ore il mondo attorno al giocatore si trasforma letteralmente, là dove ci sono cumuli di pietre possono nascere autostrade, sopra i fiumi erigersi solidi ponti e così via, cooperare collegandosi agli altri è in grande parte l’essenza del gioco.
La consegna di un carico principale, secondario o di un altro corriere, viene premiata con un certo numero di “Like” che esattamente come i classici punti esperienza fanno aumentare il prestigio di Sam sbloccando di fatto dei bonus.
L’uso magistrale del Decima Engine di Guerriglia Games regala scorci fotorealistici al paesaggio cupo e spettrale. Ci lascia a dir poco stupiti come un mondo forzatamente vuoto sia a conti fatti naturalisticamente vivo e con una linea d’orizzonte impressionante. Dettagli che riconducono al design unico e visionario di Yoji Shinkawa, curatore dell’aspetto di ogni singolo personaggio ed oggetto presente all’interno di Death Stranding.
Poi ci sono loro, attori, attrici, modelli e modelle che hanno prestato il loro corpo e le loro espressioni ai protagonisti, incredibilmente reali nella recitazione ed ai quali è stato affiancato un perfetto doppiaggio in italiano. Parliamo di star come Norman Reedus (Sam), Margaret Qualley (Mama), Mads Mikkelsen (Cliff), Lea Seydoux (Fragile), Troy Baker (Higgs), Lindsay Wagner (Amelie), Guillermo del Toro (Deadman), Tommi Earl Jenkins (Die-Hardman), Nicolas Winding Refn (Heartman) ed altre stelle che si sono prestate per una comparsata.
Un comparto estetico e fotografico di tale portata non poteva che essere affiancato ad una colonna sonora di un certo spessore, incisiva ed emozionante come quella che trasborda dalle note dei Low Roar, dei Chvrches e dei Silent Poets.
Abbiamo giocato a Death Stranding sulla prima generazione di PS4 senza alcun calo di frame-rate o tearing, dobbiamo però sottolineare come la fisica dei mezzi di trasporto lasci un po’ a desiderare facendoci spesso prediligere le passeggiate a piedi. Anche il menu di gioco, contrariamente all’HUD pulito e minimale, inizialmente ci è risultato di difficile comprensione; troppe informazioni disposte in modo poco chiaro.

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Ammettiamo di aver dovuto sorvolare su alcuni aspetti di Death Stranding per salvaguardarvi da possibili spoiler e per quanto questa scelta ci faccia un po’ soffrire speriamo che riusciate ad appassionarvi, almeno un minimo, a quanto di bello questo titolo ha da offrire.
Death Stranding è una storia lunga ed a tratti lenta, inframezzata da un gameplay apparentemente semplice ma indubbiamente complementare al messaggio che Hideo Kojima vuole lanciare al mondo.
Non acquistatelo se non siete pronti ad accoglierlo nel giusto modo, in alternativa abbandonatevi ai suoi tempi ed alle sue stravaganti critiche, teorie e parallelismi con la società moderna. Chi deciderà di riunificare le UCA, s’imbatterà inevitabilmente nel tortuoso genio di Hideo Kojima ed alla fine della storia, quando metterà l’ultimo punto, ne uscirà arricchito.

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