SONG OF HORROR - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 23.12.19

Il team indipendente Protocol Games ci ha offerto un biglietto di sola andata per la sua inquietante avventura episodica chiamata Song of Horror, due delle cinque parti (le ultime ancora in sviluppo) sono finite sotto il nostro riflettore e ve ne parliamo nelle prossime righe.
In Song of Horror siamo chiamati ad indagare sulla misteriosa scomparsa dello scrittore Sebastian P.Husher e della sua famiglia, dapprima all’interno della sua magione e successivamente in un negozio di antiquariato (rispettivamente primo e secondo episodio). Il coraggioso compito spetta ad un pool di quattro personaggi tra cui Daniel, occupato presso la casa editrice di Husher, che ha anche un ruolo centrale come protagonista.
Sebbene non possiamo rivelarvi molto della trama, sappiate però che in tutti gli episodi avrete a che fare con la “Presenza”, un’entità che si manifesta randomicamente e che viene controllata da un’IA avanzata in grado di adattarsi alle azioni e decisioni del giocatore. Molti degli eventi paranormali vengono quindi generati casualmente, creando di fatto esperienze uniche ad ogni nuova partita.

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I protagonisti che si susseguono nei diversi episodi hanno abilità e statistiche uniche tra loro da sfruttare contro la Presenza, nello sfortunato caso in cui quest’ultima dovesse riuscire ad avere la meglio non si può tornare indietro; la morte è permanente. Già, proprio così, la storia continua il suo corso a patto che vi siano rimasti altri personaggi in vita, altrimenti è necessario ricominciare tutto d’accapo dopo la classica schermata di game over.
Song of Horror strizza l’occhio ai survival-horror della nostra gioventù, sfruttando saggiamente le inquadrature fisse all’interno degli ambienti e tutta una serie di enigmi più o meno complicati. La risoluzione di quest’ultimi, tuttavia, va di pari passo con l’esplorazione, fondamentale nel caso in cui bisogna trovare una combinazione scritta od un qualsivoglia oggetto utile al proseguimento della storia.
Ad impedirci di girovagare tranquilli è la suddetta Presenza in grado di manifestarsi in più modi, alcuni dei quali richiedono il superamento di minigiochi. E’ possibile, ad esempio, impedire che l’entità malvagia passi attraverso una porta bloccandola fisicamente oppure, nascondersi in un luogo sicuro e mantenere la calma premendo una combinazione di pulsanti a ritmo con il battito cardiaco del personaggio in uso. A lungo andare questi minigiochi possono però diventare tediosi nel caso in cui non si riesca a sincronizzare accuratamente la pressione dei tasti richiesti e, cosa più importante, indeboliscono parecchio il fattore “paura” del titolo. Inoltre, comprese determinate meccaniche, diventa alquanto semplice prevedere o addirittura aggirare la Presenza, specialmente se il gioco permette di origliare attraverso le porte per capire se questa si trova dall’altro lato.

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Tecnicamente ci troviamo di fronte ad una produzione di buona fattura, con ambientazioni molto dettagliate, con tanti punti d’interesse ed un buon uso del sistema di illuminazione. Non possiamo dire la stessa cosa dei modelli e delle animazioni dei personaggi, che risultano sufficientemente apprezzabili grazie ad un sensato uso della profondità del campo visivo da parte degli sviluppatori. Numerosi effetti sonori sinistri ed ambientali arricchiscono l’atmosfera, generando, in alcuni casi, i classici jumpscare ai quali siamo abbondantemente abituati. Dialoghi e testi sono invece in lingua originale inglese, al momento non abbiamo alcuna informazione su una futura localizzazione in italiano.
In conclusione, Protocol Games ci ha fatto rivivere un’esperienza che non ci ha segnati particolarmente poiché non ha aggiunto nulla di nuovo al genere. Ciò nonostante, Song of Horror è un titolo che scorre tra le mani e gli occhi del giocatore in maniera fluida, con una bassa longevità e rigiocabilità; occorrono circa quattro ore per capitolo e sarebbe stato molto più divertente se ad ogni nuova partita fosse cambiata anche la posizione degli oggetti per la risoluzione dei puzzle piuttosto che trovarli sempre nello stesso punto.
Sono stati pochi i momenti in cui abbiamo avvertito realmente la tensione; spesso durante i minigiochi legati alla Presenza, in noi c’era, più che altro, paura di perdere l’ultimo personaggio rimasto in vita e dover ricominciare da zero la partita. Continueremo a giocare gli episodi rimasti di Song of Horror per comprendere a quale conclusione ci porterà la sua intrigante e misteriosa trama.
Se state cercando un’avventura dai toni horror vecchio stampo e contestualmente riuscite a chiudere un occhio su alcune meccaniche poco riuscite allora accaparratevi questo titolo su Steam!

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