METAL GEAR SOLID V: THE PHANTOM PAIN - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 20.09.15

A tre anni di distanza dai primi rumors, Mr Kojima consegna al mondo intero l’attesissimo Metal Gear Solid V: The Phantom Pain interrompendo, contestualmente, il suo rapporto lavorativo con l’editore giapponese Konami (ndr qui i dettagli). Reduci da un prequel di tutto rispetto come Ground Zeroes, non potevamo aspettarci che un capolavoro sotto tutti i suoi aspetti e ve li sveleremo uno ad uno nella seguente recensione. La storyline prende il via con il risveglio di Big Boss, aka Venom Snake, da un coma durato ben 9 anni. Dopo aver tratto in salvo Chico e Paz, fatti prigionieri nei pressi di Cuba, aveva deciso di rientrare nel quartier generale “Mother Base” a seguito di un’ipotetica ispezione nucleare da parte delle Nazioni Unite. Altro non era, infatti, che una sorta di spedizione punitiva atta a radere al suolo la base e tutte le sue attività annesse. Come se non bastasse, da questo sabotaggio Snake accusa un’ulteriore perdita: parte del braccio sinistro. Rintracciato da Ocelot e dotato di un nuovo arto bionico, Snake viene incaricato di rintracciare un secondo alleato tenuto prigioniero in Afghanistan: Kazuhira Miller. I tre, finalmente riuniti, formano una nuova milizia privata chiamata “Diamond Dogs” con l’intento di studiare le azioni del rivale “Skull Face” e della sua società acquisita “Chiper”. Le missioni principali si svolgono su vaste porzioni di mappa e possono essere abbandonate semplicemente oltrepassando i limiti proposti, lasciando così al giocatore la possibilità di girovagare indisturbato in pieno stile open world. E’ fondamentale precisare come la succitata caratteristica permetta di approcciare gli obiettivi in tanti modi diversi. Quello stealth è senza ombra di dubbio il più indicato per un’ottima riuscita della missione. Nella pratica non è così semplice come si pensa, molti fattori possono influenzare l’andamento della missione come: l’orario d’infiltrazione, il meteo, la conformazione del territorio, il compagno/spalla, l’equipaggiamento. Ognuno di questi punti è condizionato ulteriormente dalle scelte del giocatore. Per capire, ad esempio, dove si trova un ostaggio da portare in salvo si può minacciare una guardia tramite il combattimento corpo a corpo, farsi indicare le posizioni mandando in avanscoperta il partner, oppure marcare ed eliminare tutti i nemici e continuare la ricerca indisturbati. Il giocatore ha il controllo costante della situazione e tenendo conto dell’IA nemica – decisamente migliorata rispetto al passato – potrebbe essere conveniente infiltrarsi di notte o ancora meglio durante una tempesta di sabbia per ridurre maggiormente la visibilità delle guardie. Se si ha il dubbio di non avere le armi giuste è sempre possibile farsi inviare con il paracadute una cassa con gli approvvigionamenti necessari direttamente dalla Mother Base.

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In Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è presente una fondamentale componente manageriale poiché legata anche all’equipaggiamento di Snake. Andando per ordine, i settori che compongono la Mother Base possono essere ampliati e popolati con personale qualificato. Tali operatori possono essere “assoldati” durante le missioni o nelle fasi di ricognizione agganciandoli, mentre sono incoscienti, al sistema “Fulton": un pallone che permette di liberarli in cielo ed essere successivamente recuperati dall’elicottero di supporto. Giunti sulla Mother Base, questi vengono smistati, in base alle loro competenze, nei vari settori ed iniziano ad operare sui rami come lo spionaggio, il supporto, la medicina, il combattimento o lo sviluppo. Quest’ultimo è quello che permette al giocatore di sbloccare nuovi armamenti per Snake spendendo risorse e GMP (la valuta del gioco). Gli operatori che vengono integrati nel ramo combattimento invece, possono essere inviati in diverse missioni a tempo allo scopo di reclutare nuove leve, raccogliere risorse preziose o per guadagnare GMP. Non meno interessante la FOB, Forward Operating Base, di fatto un clone della Mother Base, soggetta agli attacchi dei giocatori online. La FOB può essere personalizzata e messa in sicurezza attraverso soldati e armamenti pesanti. Inoltre, attraverso un apposito menù, si possono selezionare ed attaccare le basi degli altri giocatori con lo scopo di raggiungere la centrale operativa ed accaparrarsi quante più risorse e soldati possibili. Il player che subisce l’attacco può, in qualsiasi momento, interrompere la propria attività per tornare alla FOB e scovare/eliminare l’infiltrato; l’importante è portarsi dietro il giusto equipaggiamento! Tra le altre novità spicca l’assenza delle “razioni” per il recupero della salute di Snake; questa infatti si rigenera automaticamente rimanendo lontani dal fuoco nemico. La modalità “Reflex”, ulteriore new entry, permette di eliminare il nemico in slow-mo non appena ci avvista ed evitare che allerti gli alleati. Tra le caratteristiche di rilievo spicca anche il buddy system, partners con i quali è possibile affrontare le missioni principali e secondarie: Diamond Horse, Diamond Dog, Quiet ed il Walker. Ognuno di loro ha delle caratteristiche, nonché abilità, ben diverse ed è difficile non affezionarsi. Come per Snake, anche i compagni necessitano di nuovi equipaggiamenti e mimetiche mentre i comandi che è possibile impartirgli dipendono dal livello di “affezione” che si ha con questi, ovvero da quante volte ce li portiamo dappresso.

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Tecnicamente il titolo di Mr Kojima mostra il suo potenziale grazie all’incredibile potenza del Fox Engine (di sua proprietà ndr) in grado di far girare il tutto a 60 fps. Rispetto a Ground Zeroes non ci sono molte novità ma è lodabile la qualità e la quantità dei dettagli che ricoprono i personaggi ed anche le loro espressioni facciali. Il sistema di illuminazione regala un ciclo giorno/notte credibile, aiutato anche da effetti atmosferici casuali in grado di rendere l’ambiente di gioco più “vivo”. Il comparto sonoro rimane di prim’ordine grazie al nuovo contributo di Harry Gregson-Williams e Ludvig Forssell. I dialoghi sono tutti in lingua originale con sottotitoli in italiano. Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è lo stealth game che tutti stavamo attendendo. La piena libertà di azione e la grande quantità di contenuti vi terrà incollati alla sedia per parecchie settimane. Ve lo diciamo escludendo un DLC gratuito chiamato Metal Gear Solid Online, che arriverà i primi di Ottobre e che, ovviamente, non abbiamo potuto ancora testare. Il folto intreccio narrativo, cui Mr Kojima ci ha sempre abituati, stavolta risulta leggermente sottotono, con qualche quesito lasciato in sospeso e decisamente meno cut-scene dei precedenti capitoli. Muoviamo altre due critiche sulla scarsità di checkpoint e sui controlli non di semplice gestione. Tuttavia, non stiamo parlando di difetti che affliggono pesantemente l’esperienza di gioco. Chi non ha mai giocato alla serie Metal Gear troverà diversi riferimenti ai capitoli precedenti ma è consigliabile, secondo noi, completare almeno Ground Zeroes. Tecnicamente siamo rimasti a bocca aperta dalla realizzazione dei personaggi e degli ambienti di gioco, articolati in maniera tale da permetterci di agire secondo la nostra personale strategia. Abbiamo inoltre apprezzato il poter personalizzare le armi sviluppate durante le ore di gioco, dai colori ai componenti veri e propri e se il logo dei Diamond Dogs non vi inspira, beh…potete crearne uno vostro! Se questo è davvero l’ultimo capitolo di una serie che ci ha sempre entusiasmati, sin dal lontano 1997, allora non possiamo fare altro che ringraziare Hideo Kojima per il lavoro svolto nonché l’inesauribile passione dimostrata. Cento di questi giorni Mr Kojima.

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