ALIENS: DARK DESCENT - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 11.07.23

Non è come XCOM.
Dobbiamo precisarlo poiché Aliens: Dark Descent, il titolo di Tindalos Interactive che andremo ad analizzare, è un RTS che definisce la sua identità attingendo ad alcune meccaniche già viste altrove ed apprezzate dagli utenti (es. Darkest Dungeon) e le mescola saggiamente all’atmosfera horror dell’universo cinematografico.
A seguito di un grave incidente avvenuto sulla stazione spaziale orbitante il pianeta Lethe, la sua responsabile Hayes, unica sopravvissuta, è costretta ad attivare i satelliti di quarantena che colpiscono erroneamente anche la USS Otago del sergente Harper facendola precipitare al suolo pullulante di xenomorfi e cultisti suicidi.
Aliens: Dark Descent offre una campagna di circa una ventina di ore nelle quali il giocatore dovrà dirigere una squadra di Colonial Marines nell’intento di fermare l’infestazione aliena, ricostruire la USS Otago ed abbandonare definitivamente Lethe.
Certamente ciò che colpisce di più è il clima di tensione che si percepisce una volta sbarcati nelle aree che il gioco ci propone; spesso sono le torce in dotazione alla squadra ad illuminare corridoi e stanze, seguite dall’iconico bip del rilevatore movimento. Non è sempre facile prevedere i movimenti degli xenomorfi poichè sono agilissimi e si muovono costantemente in gruppo, proprio per questo il gioco offre la possibilità di muoversi furtivamente ed evitare lo scontro diretto onde evitare di allertare un intero alveare.
Come se non bastasse, le risorse a disposizione della squadra sono limitate e bisogna cercare di mantenere basso il livello di stress dei singoli membri affinchè questo non sfoci in malus permanenti in grado di pregiudicarne l’efficienza sul campo; è comunque possibile saldare le porte delle stanze per riposarsi al loro interno.
Quando invece lo scontro a fuoco è inevitabile, giunge in soccorso la pausa tattica che rallenta il tempo consentendo al giocatore di scegliere con più calma le azioni da intraprendere come lanciare granate verso il nemico, attivare il fuoco di copertura, piazzare torrette, sparare con le armi secondarie o semplicemente indietreggiare mentre si spara e così via.

Recensione Aliens: Dark Descent

Gli xenomorfi, essendo per natura veloci nei movimenti, una volta ingaggiati non fanno altro che correre incontro alla squadra dando pochissimo tempo decisionale al giocatore; tutto ciò si traduce in un continuo ricorrere alla pausa tattica che a lungo andare smorza, e non in senso positivo, il regolare ritmo del gioco.
Sono cinque le classi presenti in Aliens: Dark Descent ed ognuna di queste ha delle abilità uniche; il medico, ad esempio, può rianimare i compagni gravemente feriti, il tecnico può hackerare rapidamente i sistemi informatici, il cecchino può neutralizzare silenziosamente i nemici dalla distanza, il mitragliere può creare una torretta con la sua arma principale. Ciò che non è possibile fare, piuttosto, è gestire singolarmente i vari marines ed impartirgli ordini.
Sebbene muoversi come un’unica entità eviti qualche grattacapo di troppo, alle volte vi è un’esigenza estrema di attribuire ordini individuali come nelle fasi esplorative in cui l’IA determina autonomamente a chi fare aprire le casse, ignorando coloro che hanno le abilità più adatte a quello scopo. Questo problema diventa ben più grave quando si indica alla squadra una destinazione e questa sceglie di correre esattamente verso le fauci dei nemici, oppure quando le si chiede di raggiungere una copertura ed uno o più soldati rimangono esposti ai pericoli come statue.
Persino durante i combattimenti sarebbe stato utile una microgestione e permettere di muovere tatticamente sul campo alcuni marines; pensiamo sia alquanto inutile mantenere un cecchino in prima linea anzichè collocarlo in un punto distante dal resto del gruppo, così come sarebbe più utile usare l’enorme cadenza di fuoco del mitragliere come scudo per gli altri.
Tra una missione e l’altra la gestione della Otago, che di fatto diventa una sorta di quartier generale, avviene attraverso una serie di schermate nelle quali si possono spendere le risorse raccolte su Lethe per sviluppare o potenziare l’equipaggiamento tanto più le abilità dei marines stessi.
A bordo dell’Otago è presente anche un’area medica dove curare i soldati feriti o psicologicamente traumatizzati; è importante sapere che da ogni singolo giorno di riposo scaturisce quasi sempre un aumento dell’infestazione su Lethe, ciò significa che il successivo schieramento del giocatore troverà molti più nemici ad attenderlo.

Recensione Aliens: Dark Descent

Malgrado sia stata perfettamente riprodotta l’atmosfera del film, dobbiamo rimarcare la presenza di animazioni e modelli dei personaggi (compresi quelli dei marines) non all’altezza dell’attuale generazione, specialmente quando si assiste ai primi piani di questi.
La visuale isometrica durante le fasi di gioco tuttavia ci aiuta a distrarci, per così dire, da quanto appena scritto offrendoci anzi una vista più ampia del lavoro certosino che gli sviluppatori hanno posto dal punto di vista del level-design. Una nota di merito va anche alla regia delle cut-scene, piccole pillole audiovisive che ci ricordano il perché Alien sia diventato un cult indiscusso.
Sotto il profilo audio il lavoro svolto da Tindalos Interactive vanta suoni e musiche in perfetta linea con la saga, sostenuta da dialoghi in inglese e sottotitoli in italiano. Meno credibili le urla di incoraggiamento dei marines quando gli impartiamo gli ordini nelle fasi esplorative.
Aliens: Dark Descent è un RTS che mescola azione, tattica e stealth sotto una cupola di tensione fantascientifica horror. Questo mix funziona rendendo il titolo di Tindalos Interactive alla portata di tutti ma non approfondisce quegli aspetti strategici con cui i veterani del genere vorrebbero davvero interagire; basti pensare alla gestione semplificata della squadra, all’intelligenza artificiale altalenante oppure alla base operativa la cui amministrazione, a conti fatti, si riduce soltanto a poche schermate anonime.
Nonostante i suoi difetti, Aliens: Dark Descent ci ha comunque regalato ore di intrattenimento e di terrore, soprattutto quando i nostri soldati iniziavano ad impazzire per lo stress o venivano trascinati via nelle tane degli xenomorfi come sacchi di patate.
Vi diamo un consiglio: provatelo ma state lontani dalle uova chiuse se non intendete ricevere abbracci indesiderati.

Voto 7

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