KINGDOM COME: DELIVERANCE - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 01.03.18

Nati dalla mente di Daniel Vàvra (Mafia:The City of Lost Heaven e Mafia II) i cechi di Warhorse Studios hanno visto trionfare il loro progetto su Kickstarter nel 2014, raccogliendo finanziamenti pari a due milioni di dollari; ovviamente stiamo parlando di Kingdom Come: Deliverance. Deep Silver e Koch Media si sono poi occupati di distribuire il gioco in tutto il mondo su console (Xbox e PS4) e PC, dandoci la possibilità di esprimere la nostra opinione in merito.
Kingdom Come: Deliverance è un gioco ambizioso che mira al realismo e alla veridicità storica, al contempo abbraccia le meccaniche da gioco di ruolo impiantandole in un mondo aperto. Niente draghi, magia, elfi o nani, l’Europa del basso medioevo era un posto tutt’altro che tranquillo, soprattutto dopo la dipartita del re Carlo IV di Lussemburgo. Il suo erede, il figlio Venceslao IV, non era molto incline a governare e la sua inettitudine suscitò del malcontento tra i nobili della Boemia, aizzati dal fratellastro Sigmondo d’Ungheria. In questo trambusto politico conosciamo Henry, figlio di un rispettabile fabbro del villaggio di Skalica e protagonista dell’intera storia. E’ un ragazzo sveglio che manifesta la sua voglia di viaggiare e conoscere il mondo al di fuori delle mura in cui ha sempre vissuto. Ben presto però questo suo desiderio diventa una necessità, ovvero quando i cumani assoldati come mercenari da Sigmondo mettono a ferro e fuoco Skalica. E’ giusto un attimo, in quella giornata che sembrava apparentemente tranquilla, ed i genitori di Henry perdono la vita, costringendolo a scappare lontano dai suoi pochi averi e da una gioventù spensierata.
Non andremo oltre per non rovinarvi il piacere di scoprire la profondità della trama ma sappiate che molti fatti rispecchiano fedelmente avvenimenti storici, così come i personaggi di rilievo che incontrerete lungo il cammino; in un apposito menù potrete addirittura consultare un codex con le relative biografie provenienti da documenti ufficiali.
Henry, il protagonista di Kingdom Come: Deliverance, non può essere modificato nell’aspetto ma potrete comunque plasmare il suo allineamento e le sue abilità esercitandovi nell’ampio mondo di gioco. Le attitudini del giovane apprendista fabbro, infatti, aumentano di livello solo se svolgiamo le corrispettive attività: volete aumentare l’abilità di scasso? Armatevi di grimaldello, tanta pazienza e di molte casse da depredare. Volete diventare abili arcieri? Reperite un arco e delle frecce ed andate a caccia, oppure, se vi piace correre il rischio, mirate verso qualche povero malcapitato.
Alle volte vi troverete nelle condizioni di non volere utilizzare la forza bruta per uscire da situazioni scomode, ecco perché vi consigliamo di non trascurare l’arte oratoria. Siamo spesso abituati, in altri giochi di ruolo, ad avere più o meno successo in un dialogo in base a statistiche del personaggio come il carisma; ebbene, in Kingdom Come: Deliverance ci sono molti altri fattori da tenere in conto come l’abbigliamento indossato, l’igiene personale, la “fedina penale” o il rango dell’interlocutore. Quanto vi abbiamo appena detto dona inevitabilmente profondità e varietà agli eventi poichè il giocatore paga anche le conseguenze delle proprie scelte e delle proprie azioni.

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Intraprendere la “carriera del ladro”, così come abbiamo fatto noi, non è semplice come sembra e spesso e volentieri ci trovavamo costretti a pagare multe salatissime o finire in prigione ed attendere il lunghissimo trascorrere dei giorni. In una delle nostre giornate tipo, ad esempio, tentavamo di saccheggiare ad un armaiolo le chiavi di una delle sue casse; i preparativi prevedevano l’uso di abiti e scarpe leggeri per annullare quasi del tutto i rumori ed ovviamente il favore dell’oscurità. Il primo ostacolo era dovuto ai cani da guardia ai quali abbiamo tirato una succulenta fetta di carne onde evitare che abbaiassero e ci facessero scoprire dalle ronde, successivamente abbiamo scassinato la porta sul retro della casa dell’armaiolo per portarci silenziosamente al piano superiore. Il malcapitato dormiva beato all’interno della sua stanza ma a fargli compagnia, in un letto poco più distante, una guardia che aveva assoldato in sua difesa; a questo punto ci siamo avvicinati lentamente all’obiettivo e con mano lesta gli abbiamo controllato le tasche fino a sottrargli ciò che cercavamo…poco dopo uno dei lucchetti che abbiamo tentato di aprire con il grimaldello ha fatto uno scatto assordante svegliando tutti gli abitanti della casa. Morale della favola: siamo nuovamente finiti in prigione.
Questa è una delle tante vicende che ci sono capitate durante il corso dell’avventura, ma potevamo raccontarvi di quella volta in cui ci è stato detto che eravamo sudici come maiali, di quando i banditi ci hanno teso un agguato nei boschi o di quando abbiamo incontrato un losco figuro in vena di scommettere i nostri denari per i suoi indovinelli. Come ogni GDR che si rispetti Kingdom Come: Deliverance offre un grande assortimento di quest principali e secondarie con cui distrarsi e concedersi a lunghe fasi esplorative per l’intera mappa.
Di rado (speriamo per voi ndr) vi capiterà di dover sguainare la spada dal fodero e far valere le vostre ragioni come si era solito fare ai tempi; in questi casi è bene sapere a cosa si va incontro, ovvero ad un sistema di combattimento ragionato e per nulla scontato. Quando si aggancia un nemico il puntatore cambia forma permettendo al giocatore di far partire un fendente o una stoccata verso cinque direzioni diverse; sia l’attacco che la parata consumano stamina e se non volete rimanere con il fiatone mentre sta per arrivarvi una sciabolata in piena fronte è meglio che riflettiate sui tempi, in modo tale da sfruttare le aperture dell’avversario per ferirlo a morte. All’interno del gioco sono presenti numerose armi da taglio (corte o lunghe) ma anche ad asta ed asce, non da meno le armature che offrono una buona difesa sacrificando però la mobilità nel caso in cui si decida di andare in giro rivestiti come carroarmato.
E’ possibile apprezzare la ricerca del realismo anche in altri dettagli che fanno scivolare leggermente il titolo anche nella sfera survival; per rimanere in condizioni sempre ottimali Henry dovrà cibarsi e dovrà riposare su di un comodo letto ma attenzione, esagerare con il cibo potrebbe appesantirlo mentre dormire troppo poco ed in un posto scomodo lo renderà fiacco e poco concentrato.

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La Boemia del quindicesimo secolo è davvero affascinante, soprattutto se realizzata attraverso l’uso del motore grafico CryEngine. Villaggi, borghi e castelli sono intervallati da ampi campi verdi fioriti e boschi dove la natura vive incontaminata, anche qui i modelli di tutte le strutture che vediamo sono stati riprodotti fedelmente rispetto alle controparti reali dell’epoca. Le strade dei villaggi, in particolar modo, si animano di giorno e si quietano al calare del sole, quando le taverne si riempiono di lavoratori stanchi e brilli; paesaggi che cambiano radicalmente grazie anche ad un sistema di illuminazione sempre credibile. Abbiamo molto apprezzato le animazioni legate ai combattimenti ed un po’ meno quelle facciali dei dialoghi, i personaggi appaiono spesso inespressivi anche in conversazioni più concitate. Il comparto tecnico è afflitto, non di rado, da cali di frame-rate o addirittura veri e propri freeze di qualche secondo, oltre che da rari pop-up (riscontrabili soprattutto sui vestiti dei personaggi).
Nulla che non si possa risolvere con una patch corposa ma l’assenza di questi problemi avrebbe reso la nostra esperienza di gioco più fluida.
In conclusione Kingdom Come: Deliverance riesce perfettamente a bilanciare il suo marcato realismo rendendosi accessibile a chiunque, un gioco di ruolo come pochi, stratificato e dalle meccaniche profonde che potrebbe soddisfare anche coloro i quali solitamente preferiscono i giochi fantasy a quelli storici.
La libertà di scelta nonché quella di poter forgiare Henry in base alle nostre attitudini ci ha dato modo di constatare ed ammirare le reazioni del mondo di gioco, le storie si sono evolute in base al nostro modo di essere e questo ci ha fatto apprezzare ancora di più il titolo di Warhorse Studios.
Abbiamo fatto ricorso all’uso delle armi poche volte, quel tanto che basta da farci esultare dopo aver vinto un lungo duello con la spada, magari con qualche ferita sanguinante alle braccia ma comunque estremamente soddisfacente.
Il comparto tecnico potrebbe minare, seppur non eccessivamente, la vostra avventura all’interno del gioco ma se riuscirete ad andare oltre vi ritroverete tra le mani un’esperienza storica unica, fatta di paesaggi e personaggi ben caratterizzati in ogni aspetto. Il nostro consiglio è quello di dargli un’opportunità e di lasciarvi trasportare da questo interessante viaggio nel tempo.

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