RAFT - RECENSIONE

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 16.07.18

Sopravvivenza oceanica... Così viene definito il primo progetto di Redbeet dal nome alquanto calzante: Raft.
Immaginatevi a bordo di una minuscola zattera abbandonata alle correnti di un mare infinito, un’esperienza abbastanza simile a quella del protagonista della pellicola cinematografica Waterworld.  A differenza del famoso Kevin Costner, però, avrete la fortuna di raccattare quante più risorse possibili dal mare ed ampliare la chiatta oltre ogni immaginazione e renderla confortevole come una vera nave da crociera.
In Raft non esiste un vero e proprio obiettivo, se non quello di rimanere in vita il più a lungo possibile. Ad inizio viaggio vi ritroverete a calpestare esattamente quattro pedane galleggianti con l’intento di racimolare dal mare legna, plastica, pietra, alghe e quant’altro attraverso un gancio attaccato ad una fune.
Tirare a bordo tutti questi materiali vi permetterà di espandere la superficie della zattera e costruire le prime strutture di sostentamento attraverso l’apposito menu' di crafting ed un pratico martello di legno.

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Gli indicatori di cibo, acqua e salute saranno costantemente sotto i vostri occhi ed in particolar modo i primi due vi daranno molte preoccupazioni, almeno all’inizio. Un depuratore di acqua salata è sicuramente un buon punto di partenza per non restarci secchi sotto il sole cocente; se avrete la fortuna di trovare un seme da una scatola galleggiante potrete, addirittura, piantare un alberello e gustarne i frutti (a patto che ve ne prendiate cura innaffiandolo ndr).
Se non avete il pollice verde ma amate pescare, una praticissima canna da pesca vi permetterà cibarvi di ciò che il mare ha da offrirvi, cuocendolo su un’apposita graticola. Costruendo una vela ed un'ancora, invece, riuscirete a governare la chiatta verso le zone d’interesse, come, ad esempio, gli isolotti carichi di materiali speciali, necessari per la ricerca e la fabbricazione di oggetti più complessi.
Fin qui penserete che l’avventura in mare promessa dal gioco sia alquanto una passeggiata, magari rilassante come una qualsiasi partita a Minecraft.
A guastare i vostri piani ci sarà lui, sempre lui, un maledettissimo squalo che di tanto in tanto azzannerà la zattera portandone via un pezzo con tutto ciò che vi è sopra di esso. Con il giusto tempismo potrete allontanarlo con una lancia appuntita ma badate bene che come ogni oggetto craftato anche questa può usurarsi fino a distruggersi completamente.
In situazioni del genere è piuttosto facile perdere la testa, ragione per cui Raft offre la possibilità di aprire la propria partita ad altri sopravvissuti in carne ed ossa, sempre se riuscirete a ritagliarvi un po’ di spazio nelle quattro pedane inziali. Cooperare con altri giocatori, a parere nostro, rende l’esperienza di gioco più intrigante e velocizza inevitabilmente le fasi di espansione della zattera (quattro/otto braccia in più per la raccolta delle risorse fanno la differenza ndr). Non abbiamo riscontrato alcun problema di netcode durante le nostre sessioni online e tutto è filato liscio come l’oli…l’acqua.

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Graficamente il titolo di Redbeet non è di certo all’altezza di altri survival attualmente sul mercato, le texture e le animazioni si attestano sui medi livelli così come i giochi di luce scaturiti dal ciclo giorno/notte e dagli effetti atmosferici. Un plauso va alla grande quantità e varietà di oggetti, craftabili o meno, presenti nel mondo di gioco; purtroppo non possiamo dire lo stesso dei fondali marini (esplorabili) e dei rari isolotti nei quali ci siamo imbattuti. Anche il comparto audio è fermamente sottotono con sporadiche e lente melodie intervallate da effetti sonori più disparati.
Raft unisce gli aspetti classici dei giochi survival a quelli più creativi dei sandbox ma la mancanza di un vero obiettivo rischia di farlo scivolare giù nel pozzo della noia dopo qualche ora.
Sia chiaro, prima che ciò avvenga dovrete esaurire tutta la fantasia impiegata nella costruzione di una vera e propria città galleggiante; se riuscirete anche a trovare uno o più amici in grado di aiutarvi nell’impresa, allora la longevità aumenterà ancora di più. Quindi, la monotonia si palesa soltanto dopo aver costruito tutto ciò che il gioco propone e quando una domanda inizia a balenare nella testa: “E adesso cosa faccio?”
Se questa avventura oceanica vi intriga e desiderate mettervi alla prova, incuranti di vedere sempre e solo una distesa infinita di acqua salata, allora Raft è il passatempo che fa per voi!

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