HUNT: SHOWDOWN - ANTEPRIMA

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 30.07.18

Nell’anno 2014 Crytek presentava al mondo un progetto chiamato Hunt: Horror of the Gilded Age, ancora inconsapevole dei problemi finanziari che da li a poco tempo avrebbero colpito duramente lo studio statunitense. Dopo qualche anno di silenzio stampa, l’FPS survival-horror basato sulla co-op online torna sotto i riflettori, cambia nome ed acquista nuove meccaniche mentre il CryEngine tenta di riaffermarsi come emblema della potenza grafica su PC.
Hunt: Showdown è uno sparatutto in prima persona che unisce perfettamente le meccaniche del PvP e PvE online, similmente a quanto abbiamo già visto in Escape from Tarkov.
Le zone paludose della Lousiana dell’800 sono state invase da orrori che i giocatori sono tenuti a neutralizzare nelle vesti di cacciatori di taglie; bisogna sporcarsi le mani se si vuole essere pagati profumatamente. E’ proprio per una questione di vile denaro che ci si scontra spesso e volentieri con altri “professionisti del settore”, lupi solitari o team composti da due membri: chi uccide per primo l’obiettivo dovrà correre per la propria vita verso il punto di estrazione più vicino e portare a casa la pellaccia. Non fatevi ingannare dalla sua aria da FPS classico, Hunt: Showdown richiede molto sangue freddo se lo scopo è quello di passare inosservati agli occhi ed alle orecchie degli avversari; agire furtivamente, infatti, è quasi sempre la migliore tattica ma anche quella più complicata per via dei numerosi imprevisti presenti sul campo. Far abbaiare i cani, spaventare i corvi, far nitrire i cavalli o semplicemente sparare ai non morti pilotati dalla CPU equivale ad urlare costantemente in chat vocale: “Hey, sono qui! Sparatemi!”.

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Attualmente all’interno del gioco sono presenti soltanto due contratti di caccia, quello di un velocissimo e gigantesco ragno ed un lento ma letale macellaio. I cacciatori appena giunti sulla mappa non hanno informazioni sulla posizione dell’obiettivo ma possono sbloccarla soltanto dopo aver esaminato un massimo di tre indizi attraverso una speciale vista chiamata “dark sight”. Una volta attivata, tale visione oscurerà gran parte dello schermo a favore dei fasci luminosi sprigionati dagli indizi e che spesso vengono sorvegliati da un cospicuo numero di NPC; ogni singola traccia analizzata rivelerà una specifica porzione di mappa fino al punto esatto del boss/obiettivo.
Uccise le minacce richieste da contratto bisognerà poi distruggerne definitivamente i corpi e raccoglierne le taglie, così facendo si diverrà automaticamente visibili da ogni parte della mappa ed a tutti gli effetti le nuove prede dei cacciatori sopravvissuti.
Il gioco non permette la creazione di un proprio alter ego, limitando la propria scelta a quelli preconfezionati da un apposito menu, tuttavia possono essere equipaggiati in base a ciò che permette il rank del player ed i dollari a sua disposizione. L’arsenale presente in Hunt: Showdown rispecchia quello realmente esistito nell’epoca in cui è ambientato, con qualche aggiunta fantasiosa, come nel caso dei fucili con nocchiera annessa al calcio, baionetta o accetta saldata sulla canna. Sebbene rimanere a corto di munizioni con queste armi non sia un problema in quanto è possibile utilizzarle anche per il corpo a corpo, certamente non si può fare a meno di altri attrezzi utili come il medikit, i flare, candelotti di dinamite, molotov, antidoto, cannocchiale, e tanto altro.
Parallelamente al rank generico del quale vi abbiamo parlato sopra, necessario per lo sblocco della merce all’interno dello shop, vi è poi quello specifico del cacciatore, che aumenta in base all’esperienza maturata sul campo e gli permette di acquisire skill davvero utili alla sopravvivenza.
Fallire in battaglia comporta la morte permanente del personaggio e la conseguente perdita di tutto l’inventario che al momento porta con sè, che sia per mano di un altro player o di un NPC. Sì, c’è anche il fuoco amico.

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Sotto il profilo tecnico il CryEngine non si smentisce, rivelandosi ancora una volta capace di tenere testa ad altri motori grafici concorrenziali. Le ambientazioni di Hunt: Showdown sono terribilmente Accurate e ricche di dettagli, così come i mostri che vagano senza meta tra le paludi e le case abbandonate. Ottimi gli effetti di luce e quelli particellari del fuoco o delle esplosioni che rendono particolarmente suggestive le aree di gioco, specialmente nelle ore notturne. Un grande plauso va ai modelli delle armi visibilmente usurate, sporche ed arrugginite, proprio come ci si aspetterebbe dallo stile “campagnolo” del gioco.
Al lodevole comparto grafico si affianca un altrettanto sonoro di tutto rispetto, importantissimo in un gioco come Hunt: Showdown dove ogni minimo rumore può celare un nemico nelle vicinanze o rivelare la posizione del giocatore stesso. Consigliamo, quindi, di giocarlo costantemente indossando delle cuffie performanti e godere dei suoni terrificanti della Lousiana riprodotta da Crytek e per ascoltare in loop l’incitante traccia audio del menu principale “Rise Up Dead Man”.
Hunt: Showdown ha avuto uno sviluppo abbastanza travagliato ed una partenza in early-access ancora più difficile per via della sua iniziale scarsa ottimizzazione. Nell’esatto momento in cui state leggendo queste righe il gioco è più che godibile ma presenta ancora pochi contenuti (una mappa e due soli boss).
Non abbiamo riscontrato alcun problema nel matchmaking o di lag e grazie alla presenza di server europei le nostre partite sono filate lisce come l’olio. Di recente sono state aggiunte nuove armi, l’effetto nebbia e la modalità spettatore nel caso in cui si giochi in compagnia di un altro cacciatore; molto altro è previsto per la fine dell’anno corrente.
Se state cercando un FPS PvPvE con ambientazione da brivido Hunt: Showdown potrebbe essere la vostra scelta definitiva, lo potete acquistare su Steam al prezzo di €30,00. Adesso scusateci ma abbiamo un’altra taglia da riscuotere.

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