GRAY ZONE WARFARE- ANTEPRIMA

A CURA DI CLAUDIO "DOGGHY" FAVORITO IL 30.04.24

Vi racconto la mia esperienza su Gray Zone Warfare, l’ambizioso progetto di MADFINGER Games al quale ho preso parte nel più recente playtest su PC.
Afa, umidità e mosquitoes geneticamente modificati della stessa grandezza di un MH-6 Little Bird.
Queste sono le prime cose che mi sono saltate in mente dopo essere stato assoldato da una delle tre compagnie militari per investigare l’area “grigia” della Repubblica Democratica di Lamang, un’isola situata nel Sud-Est dell’Asia in cui sembra essersi verificato un evento talmente misterioso da renderne necessaria l’evacuazione dei civili e consecutivamente la quarantena.
Al mio arrivo il gruppo di operatori ai quali mi sono unito era già sul campo ad operare, e non parlo di una sessione a sé stante già avviata ma si trovavano letteralmente a chilometri di distanza dalla base di partenza, luogo in cui mi trovavo, intenti a cercare l’obiettivo del loro primo incarico.
Avete capito bene, in Gray Zone Warfare non esistono caricamenti e tutto avviene in tempo reale su un territorio vasto quarantadue chilometri quadrati, abbastanza per perdersi o morire di stenti; ammesso che non si cada in una più comune imboscata nemica.
Il quarter generale della mia fazione si trovava vicino al bordo sud della mappa mentre quello dei miei rivali sia nella parte est che ovest di questa, al centro di tale triangolo immaginario vi era l’area “calda” del PvP.
Ma non sempre gli operatori avversari si muovono con l’intenzione di convergere verso la suddetta area, spesso si spingono in quelle di competenza di altre fazioni, scatenando conflitti improvvisi o addirittura assaltandone le basi. Non c’è modo di prevedere ciò che avverrà nella mappa quando si scende in campo, l’unica certezza è che le munizioni non sono mai abbastanza.

GRAY ZONE WARFARE ANTEPRIMA

La gestione dell’inventario è ispirata a quanto già visto su Escape from Tarkov in cui l’equipaggiamento ne determina la capienza, dunque non è possibile comportarsi come dei “loot goblin” ed aspirare tutto ciò che luccica per rivenderlo o conservarlo nello stash (più capiente) della base. Si, potete portare con voi anche un piccolo container dove inserire gli oggetti di valore che non andranno persi nel caso in cui ci lasciate le penne.
Perché sia chiaro, quando vi capiterà di cadere in Gray Zone Warfare il vostro freddo corpo rimarrà sul campo alla mercè dei nemici con tutto ciò che avete addosso. Questo, ovviamente, vale per tutti gli oggetti ma soprattutto le armi che avete acquistato e modificato spendendo tempo ed i vostri sudati dollari del Lamang.
Eppure, giocando a Gray Zone Warfare per una lunga settimana, non sono mai stato azzannato al collo dal classico “gear fear” come accade generalmente nei più conosciuti extraction shooters. Forse perché inconsciamente sapevo di poter ritornare senza caricamento alcuno fino al punto in cui ero morto per recuperare il mio equipaggiamento. Questa condizione mentale mi ha permesso di godere con più serenità l’esperienza che il gioco aveva da offrirmi, con l’inaspettato risultato di farmi avvicinare ed appassionare alla fantastica meccanica della personalizzazione delle armi.
E vi dirò che pur non avendo sbloccato bocche di fuoco e miglioramenti avanzati dai vendor, che richiedono una buona dose di esperienza data dal completamento delle missioni, mi sono divertito ad assemblare gli M4A1 in base alle mie personali esigenze. Badate bene che ogni arma può essere completamente smontata e rimessa insieme con pezzi totalmente diversi e persino munizioni differenti, gli smanettoni non avranno di che divertirsi.
Certo, il fatto che poi io abbia perso l’intero equipaggiamento a seguito di un conflitto a fuoco avvenuto nel bel mezzo di un campo di riso è un altro discorso.
Tuttavia ho potuto constatare un altro aspetto simulativo del gioco davvero interessante, ovvero quello dei danni localizzati; durante lo scontro mi hanno prima colpito di striscio alla testa facendomi fischiare l’orecchio in un modo davvero fastidioso, successivamente un proiettile mi ha ferito ad un braccio facendomi sanguinare copiosamente. Ci sono davvero tanti altri sintomi causati dai più disparati traumi e nell’insieme tutto va trattato con un kit o farmaco specifico, pena il coma o la morte. Nel primo caso, ad ogni modo, un compagno di squadra può rimettervi in piedi se in possesso delle giuste medicazioni ma non è necessario arrivare allo stato d’incoscienza per farsi fare un rapido check-up, basta infatti avvicinarsi ad un amico ed ispezionarlo.
C’è qualcosa che mi è piaciuta un po' meno di Gray Zone Warfare, ovvero l’assenza di indicazioni rilevanti in alcuni incarichi che mi hanno costretto a girare come una trottola impazzita e per molti minuti, all’interno di centri abitati alla ricerca dell’obiettivo. Sarebbe decisamente più comodo, data la vastità della mappa, avere almeno parte delle coordinate. Fortunatamente la chat vocale ingame (VoIP) mi ha consentito di chiedere rapidamente informazioni ai compagni di fazione incontrati lungo la strada e, in alcuni casi, farmi anche qualche amico oltreoceano.
Un’altra meccanica estremamente necessaria è quella di poter sparare dall’elicottero usato per spostarsi da un quadrante all’altro dell’isola, ciò eviterebbe comportamenti scorretti da parte dei giocatori delle fazioni rivali che spesso si appostano ai bordi dell’area di atterraggio per crivellare gli operatori inermi non appena appoggiano i piedi al suolo. Affermativo, questa cosa può accadere (ed è accaduta) anche nelle basi e diciamocelo pure, uccidere i giocatori appena rigenerati senza dargli il tempo di imbracciare un’arma è da sfigati.

GRAY ZONE WARFARE ANTEPRIMA

Ho trovato piuttosto utile la possibilità di aprire la mappa in due modalità, una classica e completa ed un’altra per metà schermo così da avere sempre un occhio sulla giusta direzione e monitorare non soltanto l’azione in corso ma anche la posizione dei compagni di fazione indicati con dei “pin” di colore blu. Se vedete degli uomini vestiti ed armati come voi ma che non sono tracciati sulla mappa, beh signori, iniziate pure a premere il dito sul grilletto.
MADFINGER Games rilascerà Gray Zone Warfare proprio quest’oggi in early access su Steam, ciò significa che molte meccaniche devono ancora essere implementate, come ad esempio il ciclo giorno/notte, la rotazione delle basi operative o gli effetti meteorologici per citarne alcuni. Senza considerare che l’IA dei nemici, durante il mio playtest, non era sveglissima e probabilmente anche per cause di desync con il server ufficiale europeo questi assorbivano spesso un incredibile numero di proiettili prima di stramazzare a terra.
Nonostante alcuni aspetti tecnici e contenutistici ancora acerbi, Gray Zone Warfare mi ha stupito positivamente in quanto simulazione, pur non avendo quell’anima estremamente punitiva di Escape from Tarkov.
L’utilizzo dell’Unreal Engine 5 da parte degli sviluppatori è stata una scelta sapiente, che di fatto rende la Republica di Lamang un posto davvero interessante da esplorare, attraverso i suoi ampi spazi esterni e le strutture ispirate a quelle realmente esistenti nel Laos.
Oserei dire che Gray Zone Warfare potrebbe attirare non soltanto gli appassionati del genere ma anche coloro che non sono avvezzi agli extraction shooters. Il gioco garantisce due modalità, una PvPvE ed una esclusivamente PvE dove potersi concentrare su un unico nemico controllato dall’IA.
Insomma, se avete intenzione di intraprendere il viaggio verso Lamang, sappiate che la crema antizanzara non funziona anche contro le “punture da piombo”!

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