Speciale a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 05/07/2025
Negli ultimi anni la pratica sempre più diffusa tra gli editori di rendere inaccessibili molti giochi amati (spesso acquistati a prezzo pieno) spegnendone i server o vincolandoli a DRM always online, magari per licenze scadute o scarsa redditività, ha messo in luce una problematica finora poco discussa: la perdita della propria collezione digitale.
Sebbene il Digital Rights Management (DRM) sempre online sia una tecnologia pensata per controllare l’uso, la copia o la distribuzione dei contenuti digitali - e dunque una misura antipirateria - essa finisce per legare l’accesso al gioco a una connessione internet continua, anche per i titoli singleplayer. Il risultato? Se non si dispone di una connessione stabile o i server sono offline, si resta bloccati. Quando i server vengono ufficialmente spenti, il gioco muore: anche se lo hai acquistato, non ne hai realmente il controllo.
La decisione di non mantenere attivi i server, pur motivata da esigenze economiche, risulta discutibile soprattutto nel caso di titoli a pagamento o incentrati sull’esperienza in solitaria.
Mi torna in mente, per esperienza diretta, ciò che EA fece con Anthem, un titolo che, almeno sulla carta, aveva tutte le potenzialità per diventare una pietra miliare nel suo genere.
Progettato per funzionare esclusivamente online, Anthem richiedeva una connessione continua ai server EA/Bioware e non offriva alcuna modalità offline attivabile localmente. Dopo aver perso progressivamente il supporto già nel 2021, lo sviluppatore ha annunciato che il 12 gennaio 2026 i server verranno definitivamente chiusi. Questo significa che Anthem diventerà inutilizzabile, anche se installato. Chi lo ha acquistato, insieme alla valuta digitale associata, perderà quindi ogni accesso e contenuto alla data indicata.
Anche Driveclub, incredibile gioco di corse sotto il profilo tecnico e lanciato a 59,99 €, incluso persino in alcuni bundle con PS4, è uno dei casi più emblematici di videogioco “ucciso” dalla dipendenza dall’online (anche per le sue componenti singleplayer).
Sviluppato da Evolution Studios e pubblicato da Sony, è stato rimosso dal PlayStation Store nell’agosto 2019, mentre la chiusura dei server è avvenuta il 31 marzo 2020. Chi ha acquistato Driveclub, anche solo per goderselo in solitaria, non ha più accesso all’esperienza completa. Il gioco è stato di fatto castrato e non è più disponibile all’acquisto.
Ci sono molti altri titoli che hanno subito, o che subiranno, la stessa sorte di quelli citati finora. Proprio per questo nasce la petizione “Stop Destroying Videogames”, lanciata ufficialmente come Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) il 31 luglio 2024, con l’obiettivo di difendere il diritto di giocare ai titoli già acquistati, anche dopo l’interruzione dei servizi online da parte degli sviluppatori.
L’iniziativa, che potete consultare e firmare qui, chiede agli editori di:
Tutto è nato dal caso The Crew di Ubisoft: a dicembre 2023, il gioco è stato rimosso dagli store digitali e i server sono stati chiusi a marzo 2024. Da quel momento decine di migliaia di copie digitali sono diventate praticamente nulle.
A giugno 2025, Stop Destroying Videogames aveva raccolto circa 500.000 firme, ma nelle ultime settimane si è passati dalle quasi 800.000 a oltre un milione, ovvero la soglia minima per presentare ufficialmente la petizione alla Commissione Europea. Gli organizzatori, guidati dal creatore di contenuti Ross Scott, stanno ora chiedendo firme “di scorta” (almeno altre 400.000), per coprire eventuali firme non valide (doppie, provenienti da cittadini non UE, o con errori formali).
Proprio Ross Scott, in uno dei suoi video su YouTube, ha definito la situazione attuale come “un assalto sia ai diritti dei consumatori che alla preservazione dei media”, paragonandola a ciò che accadeva nell’era del cinema muto: “Gli studi bruciavano i propri film per recuperare l’argento contenuto nelle pellicole. La maggior parte dei film di quell’epoca è andata perduta per sempre.”
Ma cosa accadrà adesso?
Grazie alle firme raccolte, la petizione sarà formalmente esaminata, con possibilità concrete di influenzare una futura normativa europea sulla conservazione dei diritti nei videogiochi.
Per quanto richieda tempo e una certa volontà politica da parte degli sviluppatori, una delle soluzioni più sensate alla “morte” dei videogiochi digitali potrebbe essere il rilascio di una patch che abiliti una modalità singleplayer offline o la possibilità di ospitare server privati in locale.
Un’altra opzione, forse più complessa ma ugualmente valida, sarebbe concedere al pubblico - o a sviluppatori selezionati - il codice o gli strumenti necessari per creare versioni modificate dei giochi, funzionanti offline o con server indipendenti. In alternativa, si potrebbe proporre una versione rimasterizzata o emulata, priva della connessione obbligatoria.
Vedremo nei prossimi mesi come si evolverà la situazione. Continuo a pensare, però, che negli ultimi anni alcune aziende abbiano perso del tutto interesse per la conservazione dei videogiochi, puntando unicamente al profitto. Forse è sempre stato così, ma oggi ce ne accorgiamo molto di più.
In fondo, voglio credere nel potere e nella voce dei giocatori, soprattutto quando sono implicati i loro diritti. Mettete il gioco in pausa: firmare la petizione richiede solo pochi minuti del vostro tempo.
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