Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 06/11/2013
Ubisoft si prepara allo sbarco sulle console next-gen ma non prima di mostrarci il sesto capitolo di Assassin’s Creed, una parentesi piratesca che rievoca ancora una volta lo scontro secolare tra Assassini e Templari. Pronti a scoprirne i dettagli?La trama di Black Flag si apre con un nuovo volto ed una nuova ambientazione. Edward Kenway è un aitante ragazzo alla costante ricerca di avventure per mare; proprio per questo si arruola in una nave corsara sotto bandiera inglese, prendendo parte ad una battaglia che non finisce con il successo sperato. Sconfitto, infatti, da uno scontro troppo breve, non si dà per vinto e, spacciandosi per un capitano avversario, tenta di portare a termine la sua missione per riscuoterne la ricompensa. Il destino vuole che le nuove vesti di Edward lo trascinino nella lunga lotta tra gli Assassini ed i Templari, questi ultimi intenti a dominare gli attuali mari dei Caraibi reprimendo ogni attività piratesca ed intromettendosi nei continui battibecchi tra Spagnoli ed Inglesi. Nonostante i numerosi tumulti del periodo, Edward tenta comunque di coronare il suo sogno di fama e potere, questa volta sotto la bandiera raffigurante il Jolly Roger, impossessandosi di una nave e cercando di districarsi nell’intreccio narrativo cui Ubisoft ci ha abituato da anni. Dall’altro lato del canovaccio vi è un anonimo dipendente della Abstergo Industries, che nel corso degli anni si è ingigantita grazie ai proventi dei suoi videogiochi. Tramite l’immortale progetto “Animus” l’impiegato ripercorre i ricordi del “soggetto 17” nei panni di Edward Kenway, con lo scopo di scovare del materiale adatto alla produzione di nuovi intrattenimenti per il pubblico. Ovviamente non si rivela un compito facile poiché, scavando a fondo nella memoria, si trova di fronte ad eventi che vanno ben oltre le responsabilità che regolano il suo impiego nelle Abstergo Industries.
A differenza dei precedenti capitoli, in Assassin’s Creed: Black Flag la storyline prende il decollo catapultandoci subito nelle vicende di Edward e riducendo, entro certi limiti, la prolissità delle cut-scene e dei dialoghi in generale. Una mossa astuta da parte degli sviluppatori, che riescono così a tenere alta l’attenzione del giocatore senza gravare sulla caratterizzazione dei personaggi. Sappiatelo: in Black Flag si trascorre più tempo a bordo della nostra nave, la Jackdaw, che a terra. Si, perché sembra proprio che il desiderio da noi espresso nelle conclusioni di Assassin’s Creed III sia stato esaudito. La Jackdaw diventa una casa errante che, a suon di bordate e canti marinareschi, si fa largo in lungo ed in largo nella vasta mappa di gioco, dominata da disseminate isole di varia grandezza e colme di segreti. Arr! Chi ha giocato al precedente capitolo ha le conoscenze giuste per poter governare l’unica nave pirata a disposizione di Edward, sebbene tali nozioni siano piuttosto semplici da comprendere come spiegare le vele al vento o ammainarle. Le cose si complicano durante le condizioni meteo avverse quando il timone oppone resistenza per via del moto ondoso, le raffiche di vento aumentano il rollio della nave o le onde anomale minacciano l’integrità dello scafo. Avete capito bene, durante gli spostamenti in mare ci si imbatte in ogni tipo di condizione climatica, persino nella nebbia così fitta da far inevitabilmente incagliare nelle rocce. Presa dimestichezza con i controlli basilari della Jackdaw, non rimane che ispezionare il largo con il cannocchiale di Edward e capire quale nave è più conveniente attaccare. Quasi ogni imbarcazione trasporta, infatti, un tot numero di merci in relazione alla sua stazza, che possono essere vendute nei porti o riciclate per migliorare la nave in nostro possesso. Non solo, a battaglia conclusa oltre al bottino possiamo decidere se riparare i danni subiti o sequestrare la nave nemica e riutilizzarla nella flotta commerciale Kenway per ulteriori guadagni. Le battaglie navali sono indubbiamente la parte più avvincente dei tragitti in mare poiché richiedono una certa tattica, un pizzico di fortuna e sicuramente varie migliorie alla Jackdaw. Non sempre capita di partecipare ad uno scontro alla pari, spesso e volentieri ci si trova tra due o più navi ed in questi casi bisogna sfruttare tutto l’armamentario a nostra disposizione: i cannoni di prua, di dritta/sinistra, mortai, barili infiammabili e così via…ognuno con i suoi effetti più o meno devastanti e relativi tempi di riarmo. Quando si ha la meglio sulle navi nemiche viene data la possibilità di abbordarle per ucciderne l’equipaggio e rubarne tutto il carico, ammesso che la ciurma non sia stata decimata, o affondarle e ricavare metà del bottino. Come se non bastasse i battibecchi che andiamo a creare nei mari dei Caraibi aumentano esponenzialmente la nostra notorietà, rendendoci bersagli facili dei cacciatori di taglie; tuttavia, in determinati porti, è possibile azzerare questo indicatore pagando una certa somma di denaro per proseguire in tutta tranquillità il viaggio. Un’altra aggiunta importante ai fini del gameplay è la conquista delle fortezze. Neutralizzando queste roccaforti, che attaccano imperterrite la Jackdaw non appena si trova sotto il loro raggio visivo, il giocatore sblocca porzioni di mappa ed i relativi punti d’interesse. Le meccaniche di gioco a terra, invece, non si discostano affatto da quelle che hanno reso famosa la serie. È ancora possibile sincronizzarsi in cima alle torri più alte dei luoghi che visitiamo, accettare missioni di assassinio, raccogliere numerosi segreti, utilizzare la vista d’aquila, scassinare forzieri e combattere i soldati infastiditi dallo nostra brutta faccia. Tra le altre attività secondarie è possibile imbattersi in vere e proprie cacce al tesoro, con tanto di mappa trafugata in un cadavere, battute di pesca, immersioni subacquee, e cacce di animali selvatici per ricavarne materiali utili a creare l’equipaggiamento di Edward. Un assassino – anzi…pirata-assassino che si rispetti deve poter agire sempre nell’ombra e per farlo necessita della giusta attrezzatura. Le lame celate rimangono una vera e propria manna dal cielo per le uccisioni in stealth ma non sono da meno i dardi soporiferi o quelli che provocano un certo stato di euforia al nemico, che finisce sempre con l’attaccare i propri alleati e a noi non rimane che stare in disparte a goderci lo spettacolo. Ritornano le pistole e le spade, acquistabili nelle botteghe, così come le uniformi per Edward, le munizioni di vario genere e le bombe fumogene. Il comparto multiplayer è anch’esso rimasto invariato rispetto allo scorso anno. È presente una modalità competitiva dove vince chi riesce a scovare ed assassinare i giocatori avversari oppure cooperare nella modalità “Branco” ed affrontare obiettivi indicati dal gioco nel minor tempo possibile. Inoltre è possibile creare delle sessioni personalizzate e condividerle online con altri giocatori.
Dal punto di vista tecnico Black Flag offre un mondo di gioco vasto e con pochissimi caricamenti. Non abbiamo riscontrato cali di frame-rate ma qualche pop-up di oggetti/vegetazione. Tuttavia occorre sottolineare la suggestività dei paesaggi che gli sviluppatori hanno ricreato con dovizia nei particolari. Navigare dall’alba fino al tramonto incitando i marinai a cantare per tenere alto il morale e visitare antiche rovine circondate dal mare cristallino ed incontaminato non ha prezzo. La colonna sonora segue i ritmi di gioco nelle fasi più movimentate ed il doppiaggio è in italiano, anche se spesso capita di sentire qualche npc urlare in lingua originale. Una sbavatura che ci lascia pensare che non siano stati eseguiti controlli accurati nella fase di test del titolo. Assassin’s Creed: Black Flag è il sogno di tutti quei giocatori che non sono mai riusciti a godere a pieno di un’avventura piratesca sulle attuali console. Intrigante nella storia ed affascinante visivamente, un’esperienza che viene leggermente macchiata da una sensazione di dejavù per quanto riguarda le meccaniche di gioco, soprattutto quelle a terra. Tralasciando alcune attività secondarie palesemente riciclate dai precedenti capitoli, riscontriamo ancora una volta come nei combattimenti di mischia i nemici ci attacchino uno per volta o la corsa acrobatica che ci aggancia automaticamente ad appigli che non volevamo sfruttare! Per mare, invece, tutto fila liscio come l’olio, a patto che si potenzi la nave a dovere e quindi grindato/farmato/distrutto/asfaltato diverse navi nemiche per acquisire risorse. Tuttavia avere la totale libertà di navigare nel mare dei Caraibi e visitare luoghi inesplorati ci ha portato via più di 20 ore reali ed i segreti da scoprire sono ancora numerosi, con altrettante attività sparse per l’enorme mappa di gioco. Chi l’ha detto che i pirati passano tutto il tempo a bere rum? In Assassin’s Creed: Black Flag c’è molto di più, dipende da quanto siete ambiziosi! Arr!
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