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BRINK

Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 13/05/2011

Bethesda in collaborazione con gli sviluppatori Splash Damage da qualche giorno ha lanciato sul mercato europeo Brink, FPS che prova a farsi strada tra i numerosi usciti fino a questa metà dell’anno proponendo meccaniche inusuali ma certamente valide. Tutto ha inizio nel 2045 quando, per via di catastrofi naturali, la popolazione mondiale non ha altra scelta che rifugiarsi nell’Arca: un’enorme isola artificiale. Ben presto i residenti scoprono di essere in esubero rispetto alle risorse primarie disponibili e, per evitare fame e carestie, organizzano una Resistenza per fuggire da quella che ormai è diventata una prigione. Sarebbe una missione facile se non ci fosse la Sicurezza, addestrata per mantenere un equilibrio all’interno dell’Arca e opprimere con la violenza ogni tentativo di ribellione all’interno dell’isola.
Fin dalle prime battute scopriamo che è possibile godersi la storyline di Brink sotto ognuna delle due fazioni disponibili: tramite il menù della campagna si possono selezionare a piacimento, come una sorta di taccuino, i “giorni/missioni” in cui partecipare come membro della Sicurezza o della Resistenza. Indubbiamente si tratterebbe di una caratteristica piuttosto valida se non fosse che la trama in sé è resa piuttosto spicciola, con brevi cutscene, nessun colpo di scena o personaggio di spicco con cui “legare”. Insomma, sembra quasi che questa scelta sia stata effettuata per allungare “il brodo”, vista la scarsità delle missioni presenti. E’ soprattutto per questo motivo che per la maggior parte del tempo si ha la sensazione di prendere parte ad un match online ad obiettivi: il giocatore viene “sguinzagliato” in una delle poche mappe disponibili con una serie di goal da completare in tempo, ovvero, prima che sia l’avversario a soffiarglieli da sotto il naso.

La mancanza, a dir poco palese, di una storia concreta/solida ci spinge a credere che sia una cosa voluta perché Brink sotto altri punti di vista vanta caratteristiche ambiziose ed interessanti.
Qualsiasi modalità di gioco, che sia la campagna, una sfida od una qualsiasi a tempo, richiede una certa dose di strategia non indifferente, supportata indubbiamente dalla capacità di comunicazione con il team e dalla classe scelta.
Avete capito bene, l’esperienza online di Brink risulta sicuramente più efficace, dal punto di vista tattico, rispetto alle sessioni dove siamo circondati esclusivamente dalla IA della CPU. Per forza di cose persiste la necessità di dover comunicare a voce con il proprio team, osservare i movimenti avversari e bloccarli in determinati punti della mappa così da avere libero accesso agli obiettivi. Non si tratta del classico “uccidi tutti i nemici e procedi fino al punto x”, perché proprio come noi essi respownano all’infinito impedendoci di avanzare, ecco perché entra in campo un altro fattore importante per il gioco di squadra: la scelta della classe. Il player può scegliere una delle quattro disponibili in qualsiasi momento del gioco tramite i cosiddetti avamposti: il medico permette di potenziare l’armatura degli alleati e rianimarli in caso di ferite gravi, il soldato può rifornire se stesso ed i compagni e lanciare diversi tipi di granata, la spia può rubare i vestiti ai nemici morti e mimetizzarsi con la squadra avversaria, l’ingegnere può potenziare le armi degli alleati e costruire torrette difensive. E’ a dir poco fondamentale equilibrare le classi in ogni match che si intende affrontare, scegliere tutti la stessa non porta assolutamente da nessuna parte e si rischia di perdere gli obiettivi in pochissimo tempo. D’altro canto, solo alcune di queste possono completare effettivamente compiti come hackerare, difendere, far esplodere o riparare.
La personalizzazione del proprio alter-ego è un altro punto a favore del titolo, sulla stessa linea dei Saint’s Row di THQ, anche qui possiamo scegliere numerosi dettagli come la barba, capelli, tatuaggi, maschere, pitture facciali, vestiario e corporatura, quest’ultima utilissima per il sistema denominato SMART, ovvero la capacità del nostro personaggio di muoversi con agilità in stile Parkour e raggiungere punti e scorciatoie ad altri impossibili. Anche le abilità, divise per classe o generiche, rappresentano un punto fondamentale del gameplay di Brink: ad ogni level up se ne può acquistare una mediante dei particolari gettoni e rendere il personaggio ancora più unico. Stesso trattamento per le armi che, numerose e capaci di soddisfare qualsiasi tipo di giocatore, possono essere accessoriate così da modificarne i parametri di base come il rateo, la stabilità, la velocità di equipaggiamento etc..

L’Arca si presenta agli occhi del giocatore in tutto il suo splendore, esaltandone i lati più ricchi e dal design futuristico e quelli più poveri e logori legati alla Resistenza. Correremo, salteremo, scavalcheremo e spareremo tra le stanze degli edifici, tra i containers del porto, nelle stive delle navi arenate e negli spiazzali che legano ognuno di queste zone. Non di rado abbiamo riscontrato un ritardo nel caricamento delle texture, e comunque sia, realizzazione dei personaggi inclusi, Brink riesce visivamente a catturare l’attenzione del videogiocatore.
Il doppiaggio in italiano è alquanto deludente e soprattutto asincrono con il labiale degli NPC. Ci aspettavamo sicuramente di meglio da questo punto di vista, mentre rimangono nella norma gli effetti sonori legati alle armi/esplosioni/movimenti.
Brink non è adatto a tutti, richiede cooperazione e soprattutto un gruppo di amici in carne ed ossa con cui passare del tempo sull’Arca. Le poche mappe e missioni a disposizione, che presto verranno ampliate con un DLC gratuito, rischiano di stancare in fretta od in generale, di completarlo in una manciata di ore. Le sue caratteristiche, specialmente quelle legate al sistema SMART, lo spingono ad essere classificato come un FPS ibrido con un alto tasso di customizzazione ma senza un anima capace di catturare davvero il player. Lo stile, alle volte, non è tutto. (R)evolution begins.

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