Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 08/10/2012
L’ultima produzione Bethesda in collaborazione con Arkane Studios si propone sottoforma di un FPS con elementi GDR condito da una forte componente stealth. Una combinazione sicuramente interessante, quindi non vi resta che seguire le nostre impressioni!
Il palcoscenico narrativo di Dishonored introduce fin da subito la figura di Corvo Attano, guardia del corpo dell’imperatrice di Dunwall, imponente città industriale dove borghesia e plebe condividono la stessa piaga: la peste. Corvo viene ricevuto dall’imperatrice per trovare una soluzione ai ratti che infestano le strade; durante l’udienza la regnante è assassinata e la figlia Emily rapita mentre la guardia del corpo viene volontariamente incolpata ed imprigionata dai futuri reggenti al potere. Un gruppo di lealisti aiutano Corvo ad uscire di prigione, offrendogli rifugio in una piccola isola che funge da “quartier generale” e dove è possibile prepararsi alle missioni future, migliorare l’equipaggiamento e parlare con gli npc “amici”. Da un titolo esclusivamente single player come Dishonored ci si aspetta una storyline coinvolgente ed in generale un livello di immedesimazione del personaggio elevato. Purtroppo la perenne visuale in soggettiva non ci permette di legare a pieno con il nostro alter ego. Questa pecca viene accentuata ancor di più dalla totale assenza di un doppiaggio della sua voce e dalle ridotte risposte multiple disponibili durante i dialoghi con gli npc.
Tuttavia, a compensare quanto appena detto, vi è un gameplay che consente al giocatore di portare a termine i capitoli della storia nella maniera che più gli aggrada. Non aspettatevi enormi aree di gioco in stile Fallout, piuttosto esterni ed interni vasti sufficientemente da fornirvi un nascondiglio e passare inosservati agli occhi dei nemici. Proprio così: Corvo, come ogni assassino che si rispetti, può muoversi agilmente e silenziosamente nell’ombra ed attaccare i rivali alle spalle uccidendoli o stordendoli. Perché puntare alla seconda opzione quando è possibile farli tacere per sempre? Semplice, il gioco implementa un sistema di “caos” in grado di pregiudicare positivamente o negativamente l’epilogo dell’avventura a Dunwall; dipende solo da quanti morti ci lasciamo alle spalle. Ecco spiegate le azioni non letali di Corvo, che impugna perennemente una spada nella sua mano destra mentre nella sinistra trovano posto balestre, pistole, trappole ed addirittura speciali poteri in grado di consumare il suo mana. Capite da voi che durante uno scontro diretto è possibile combinare tutto questo al fine di farla franca anche se, dal nostro punto di vista, Dishonored conquista veramente se giocato in modalità furtiva. Le abilità, acquisibili e migliorabili con particolari rune sparse per la mappa di gioco, svolgono un ruolo fondamentale. Tra le più importanti e soprattutto utili vi è la “Translazione” ovvero la capacità di teletrasportarsi velocemente di qualche metro, la “Visione Oscura” per osservare i nemici ed il loro campo visivo anche attraverso le pareti e la “Distorsione”, in grado di rallentare o fermare il tempo. Queste sono soltanto alcune delle skills presenti in Dishonored ed utilizzarle tempestivamente può fare la differenza, specialmente se circondati dai nemici. Quest’ultimi ci intravedono, si allertano se facciamo rumore ma alle volte può accadere che non riescano a raggiungerci perché si bloccano con gli oggetti di scena o semplicemente ci perdono di vista quasi subito tornando ai loro doveri come se nulla fosse successo. Nel corso delle fasi esplorative è possibile raccogliere diversi oggetti tra cui del cibo per ripristinare la salute o suppellettili da rivendere in cambio di denaro, utile per migliorare le attrezzature di Corvo al rientro alla base.
Graficamente le ambientazioni di Dishonored non passano inosservate: le complesse costruzioni che si erigono in pieno stile steampunk così come gli strani marchingegni in cui ci si imbatte durante il corso dell’avventura stuzzicano spesso l’attenzione del giocatore. Anche lo stile dei personaggi, che vagamente ricordano quelli di Brink, ci ha colpito positivamente, un po’ meno le texture che li ricoprono. Abbiamo avuto l’impressione che l’Unreal Engine non sia stato sfruttato al massimo delle sue capacità e difatti la gestione dell’illuminazione e gli effetti particellari sono ridotti all’osso. Degni di nota il doppiaggio in italiano dei dialoghi mentre rimane nella norma la colonna sonora che accompagna anonimamente le fasi di gioco, aumentando il ritmo nelle fasi più movimentate. In conclusione, Dishonored spinge indubbiamente il giocatore a trovare la sua strada verso il raggiungimento dell’obiettivo. Libero di agire come meglio preferisce, ad armi spianate o nascosto nell’ombra, il giocatore prenderà delle scelte non esenti da conseguenze, grazie al sistema “caos” sopra descritto. Se giocato con approccio stealth, sfruttando adeguatamente armi e abilità, Dishonored riesce anche a trasmettere un adeguato senso di tensione: allertate le guardie, queste chiamano i rinforzi ed è dura sopravvivere all’incrocio di più lame. Abbiamo apprezzato anche il livello artistico del titolo nonostante persista qualche imperfezione. La durata della storyline si attesta sulle dodici/tredici ore se giocato a difficoltà normale, non è molto ma hey…il lavoro dell’assassino dev’essere portato a termine celermente!
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