Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 11/06/2025
Tantissima sabbia e un caldo che soltanto una tuta capace di riciclare i propri liquidi corporei potrebbe rendere sopportabile. No, non sto parlando di Messina durante l’estate, ma del nuovo MMO survival di Funcom, ambientato nell’intricato universo creato da Frank Herbert. Sì, sto parlando di Dune: Awakening.
Non sono cresciuto con il film di David Lynch dell’84 (ma ho visto quelli di Villeneuve) e conosco a grandi linee la storia di Dune, quel tanto che basta per capire che non è una saga tenera, né tantomeno facilmente accessibile, con tutte quelle lotte di potere che si muovono sotto la superficie.
Eppure, Funcom è riuscita a trasformare questa affascinante epopea di fantascienza in un gioco online piuttosto immersivo, portandomi sul leggendario pianeta Arrakis.
Non credo sia sbagliato considerare questo luogo come un personaggio vero e proprio. Arrakis è un deserto senza alcuna pietà, vivo e spietato, popolato da vermi colossali chiamati Shai-Hulud e attraversato da tempeste di sabbia capaci di spazzare via interi insediamenti in pochi secondi. E poi c’è lei, la “Melange”, meglio conosciuta come “Spezia”, l’elemento più prezioso dell’universo, che si trova esclusivamente su questo pianeta.
La Spezia è tutto: è potere economico, politico, spirituale. Senza di essa non esisterebbe nemmeno la navigazione spaziale della Gilda, una delle fazioni più potenti e misteriose di tutto l’universo di Dune. Solo la Gilda possiede la tecnologia e le capacità per trasportare persone, merci e flotte militari tra i vari pianeti dell’Impero, e tutto questo è possibile unicamente grazie alla Spezia.
In Dune: Awakening non ci troviamo all’interno della timeline ufficiale dei romanzi. Paul Atreides, la figura messianica attorno a cui ruota gran parte del ciclo, non è mai nato. La sua Casata esiste, certo, ma non è quella che conosciamo. E i Fremen, i leggendari nomadi del deserto sono misteriosamente scomparsi.
Il mio personaggio - creato grazie a un editor piuttosto dettagliato - è uno “Sleeper”, un individuo “dormiente” sotto il profilo mentale e spirituale. È stato inviato su Arrakis da una delle Bene Gesserit, le enigmatiche manipolatrici genetiche dell’universo, con una missione: risvegliarsi.
Capire chi sono, perché sono stato creato e cosa devo diventare mentre tutto intorno a me cerca di uccidermi non è esattamente una passeggiata. Sopravvivere ad Arrakis non è un eufemismo: non si può semplicemente correre in giro a raccattare loot come in un qualsiasi MMO. I miei pensieri oscillavano costantemente tra: “Ho abbastanza acqua per attraversare questo canyon? La mia tuta resisterà a queste temperature estreme? E quel rumore…era un verme?”
Sì, l’acqua è più importante delle munizioni. Senza di essa non si muore “alla Dune”, tra visioni mistiche indotte dalla Spezia, ma nella maniera più concreta e crudele possibile. E i vermi, come vuole la saga, sono attratti dalle vibrazioni sulla sabbia. Quindi correre, usare scudi troppo potenti o guidare veicoli può trasformarti in un’esca viva dentro un acquario pieno di piranha. Per intenderci, è sempre meglio raggiungere un punto d’interesse seguendo il profilo delle rocce, piuttosto che attraversare le immense distese sabbiose. E fidatevi, mi ci sono ritrovato impantanato più volte, completamente alla mercé di quei colossi striscianti. Scene da brividi, davvero.
Crearsi un riparo non serve solo per sopravvivere alle fasi mattutine di pieno sole, ma è fondamentale anche per realizzare un equipaggiamento utile all’esplorazione. E di attrezzi del mestiere ne costruirete davvero tanti, al punto da desiderare più slot rapidi per accedervi tutti. Non sto parlando delle classiche armi o armature, ce ne sono svariate per ogni esigenza, ma di strumenti come il saldatore per riparare e migliorare la moto, il laser per minare metalli, sonde per mappare l’area, tende improvvisate per ripararsi, compattatori di sabbia, estrattori di sangue da trasformare in acqua con un apposito macchinario, e così via.
Man mano che si esplora Arrakis, si accede a risorse più pregiate, e si possono creare persino banchi da lavoro più complessi e in qualche modo autonomi, soprattutto per il consumo di energia e acqua.
E poi c’è lui, il Landsraad. Se non conoscete Dune, questo termine può sembrare oscuro, ma è il cuore pulsante della politica interstellare: un consiglio che riunisce le grandi Casate nobiliari dell’Impero. Nonostante i giochi di potere con l’Imperatore e la Gilda, è nel Landsraad che si decide il destino delle fazioni.
In Dune: Awakening, ogni giocatore può giurare fedeltà alla Casata Atreides o Harkonnen (indovinate la mia) e contribuire al potere della propria parte con missioni, raid, eventi PvP e PvE. Più contribuirete, maggiore sarà la vostra influenza, fino a poter persino determinare i voti nella camera del Landsraad e modificare le regole del server. Dal mio punto di vista è una trovata geniale, perché ogni ciclo politico può cambiare i prezzi delle risorse, le regole del combattimento o le tecnologie accessibili.
La politica, insomma, è un gameplay attivo, e se amate il PvP qui si gioca sporco e strategico. Ma anche da solista si può vivere bene: ci sono tante attività PvE, dungeon narrativi, cacce alla spezia e missioni individuali. Solo nel deserto profondo, la parte end-game, i giocatori possono scontrarsi (PvP) per risorse e ricompense introvabili altrove. Ogni settimana un’enorme tempesta di sabbia resetta completamente quella parte di mappa, inclusi i punti di interesse, quindi qualsiasi base creata viene spazzata via: conviene spostarla nelle zone adiacenti (PvE) per tempo.
Il sistema di combattimento è ciò che mi ha convinto meno. I movimenti del personaggio sono rigidi e l’intelligenza artificiale dei nemici è piuttosto deficitaria. A mitigare questo, insieme a qualche picco di lag e cali di framerate, c’è la progressione del personaggio: ci si può specializzare in una delle cinque classi o creare ibridi, imparando abilità attive e passive dagli addestratori sparsi su Arrakis. Io, per esempio, ho iniziato come “Maestro di Spada”, puntando sul corpo a corpo e la difesa, per poi acquisire abilità da altre classi, come quelle in sopravvivenza e movimento nel deserto.
Posso dire senza esitazioni che Dune: Awakening è affascinante e coerente con la sua fonte. Mi sono sentito davvero su Arrakis, durante le tempeste, a bordo della mia sandbike, soprattutto quando ho sentito tremare il terreno sotto i piedi. Però serve tempo per apprezzarlo davvero, non è un gioco da mordi e fuggi, e ha problemi tecnici da risolvere al più presto, per evitare che una fetta di giocatori si scoraggi tra crash improvvisi e ventole del PC impazzite.
Mescolare elementi narrativi da RPG, sopravvivenza cruda e una struttura online dinamica dove ogni scelta ha conseguenze può mantenere viva la community, a patto che gli sviluppatori continuino a supportare il tutto con costanza.
Ci sono numerosi server, sia ufficiali che privati; è importante tenere presente che un mondo è composto da più server che condividono lo stesso Alto Deserto e gli stessi hub sociali. Potete quindi visitare un amico su qualsiasi istanza dello stesso mondo, ma la vostra base può essere costruita solo su quella principale a cui appartenete.
Come vi dicevo, Dune: Awakening è un’esperienza che potete affrontare anche da soli, senza appoggi a gruppi o gilde, con i vostri tempi e con il favore di un pianeta che, nella sua bellezza oggettiva, può inghiottirvi letteralmente se non pianificate bene la prossima mossa.
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