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FALLOUT: NEW VEGAS

Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 22/10/2010

Era solo il 2008 quando abbiamo visto sbarcare su console uno degli rpg post-apocalittici più amato di sempre. Ora, la Bethesda Softworks passa il testimone ai ragazzi di Obsidian Entertainment, che ci metteranno al centro di una storia ambientata in quel che rimane della vecchia Las Vegas. Come accennato, in questo nuovo capitolo cercheremo di sopravvivere circondati dalla fine sabbia del deserto del Mojave. No, non faremo alcun riferimento al sopravvissuto Bear Grylls, ma è interessante sapere come questa zona del territorio americano sia rimasta quasi intatta dalle esplosioni atomiche, e che alcuni edifici di Vegas brillano ancora come un faro nella notte. Noi impersoneremo un corriere della Mojave Express, vittima di un’esecuzione per aver cercato di consegnare un pacco dal contenuto top-secret. Trovati infine da un robot, appartenente al “sindaco” di New Vegas, riusciamo a salvare la pellaccia e ricevere le dovute medicazioni.
Ci teniamo a precisare, per chi si avvicina al titolo per la prima volta, che ci troviamo di fronte ad un gioco di ruolo abbastanza dispersivo: il giocatore non sarà soltanto lasciato a se stesso sin dalle prime battute ma dovrà anche prendere coscienza delle scelte che farà nel corso dell’avventura.
Scelte che non soltanto ci faranno acquisire karma positivo/negativo come avveniva nel terzo capitolo, ma grazie al nuovo sistema di reputazione ci indurranno a giostrare bene le decisioni più importanti. I residenti di New Vegas e dintorni adesso hanno formato delle piccole comunità con le quali saremo, inevitabilmente, costrette ad entrare in contatto. Fare dei favori ad una fazione ci metterà in cattiva luce per le altre e così via: democrazia della Repubblica della Nuova California da un lato, schiavitù della Legione di Caesar dall’altra. Quale scegliere? Se pensate che oltre a queste due principali fazioni se ne possono contare altre dieci o più minori, il gioco diventa davvero impegnativo.

Come se non bastasse girovagare nel “nulla” prestando attenzione a non morire sotto le raffiche nemiche o avvelenati da uno scorpione radioattivo, gli sviluppatori hanno aggiunto un’opzione facoltativa chiamata “modalità duro”. Se attivata, dovremo prestare costantemente attenzione ad alcuni valori quali la fame, sete, sonno, radiazioni ed inoltre, le medicine non cureranno istantaneamente ma poco alla volta. Una caratteristica del tutto nuova a questo titolo che favorisce ancora di più l’immedesimazione in quella che è la sopravvivenza in luoghi ostili come il Mojave.
Un’altra novità comprende l’arsenale a disposizione del giocatore, faranno ritorno alcune vecchie glorie mentre altre compariranno per la prima portando una ventata di aria fresca grazie alla possibilità di installarvi delle mod: quest’ultime, acquistabili o “craftabili” dal giocatore stesso, aggiungono dei bonus alle armi standard e possono essere più o meno efficaci a seconda del nemico cui ci troviamo davanti.
Nonostante queste features, le meccaniche di base rimangono invariate come nel predecessore: rimane la modalità SPAV, i punti abilità da assegnare ad ogni level up, il pipboy 3000, la modalità furtivo. A cambiare è il sistema di gestione dei compagni che assoldiamo lungo il nostro percorso, adesso più immediato grazie ad un menù a “rosa”  davvero utile.
Giunti a questo punto, alcuni di voi si domanderanno: “Las Vegas è risorta con un nuovo nome, ma che fine ha fatto il gioco d’azzardo?”
A nostro modo di vedere le cose, sarebbe stato un madornale errore non aggiungere questo tipo di intrattenimento: black Jack, slot machines e roulettes possono impegnarvi al tavolo verde per molto tempo, idem per il “Caravan”, un esclusivo gioco di carte cui vogliamo lasciarvi l’onore di scoprire.

Il motore grafico che gestisce la zona contaminata e gli interni dei suoi edifici ha subito davvero lievi miglioramenti rispetto a quello del terzo capitolo. Rimane comunque affascinante l’ambientazione, non tanto per le texture o per i modelli poligonali, ma per la cura con la quale è stato “assemblato” il tutto. Osservare le mille luci sprigionate dalla città principale in notturna o le piccole tempeste di sabbia che si materializzano davanti ai nostri occhi è un obbligo. Siamo rimasti leggermente scontenti dalle animazioni degli npc, creature e del personaggio principale, ci aspettavamo un miglioramento sotto questo punto di vista data la loro poca realisticità.
La colonna sonora rimane adatta allo scopo ed accompagna il giocatore in ogni fase dell’avventura in modo del tutto lineare. Buoni anche i campionamenti audio per le armi. Unico neo, la traduzione dei dialoghi dall’inglese all’italiano con evidenti errori e omissioni.
Fallout: New Vegas non è un gioco adatto a tutti. La vastità degli ambienti e la totale libertà lasciata al giocatore rischia di disorientare i giocatori meno pratici di questo genere, specialmente quando si rischia di accumulare più missioni in una sola sessione di gioco. Tuttavia è impossibile non venire “risucchiati” dalla Zona Contaminata, scoprire la storia dei suoi residenti e come si è evoluta la specie umana dopo le devastazioni dell’atomica. La narrazione è proprio il punto forte del gioco, le missioni a cui prenderemo parte ci mostrano un’umanità divisa tra chi detiene il potere e sfrutta i più deboli, chi spera in un futuro diverso dalla realtà e chi come noi tenta soltanto di sopravvivere un altro giorno nel deserto. Fate il vostro gioco.

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