Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 14/09/2010
Dopo l’eccezionale successo dei primi tre capitoli Bungie ha deciso di concludere la saga con un prequel di tutto rispetto: Halo Reach. Si tratta di uno dei giochi più attesi dell’anno che ha già sbaragliato la concorrenza vendendo un numero di copie, in 24 ore, così elevato da ridicolizzare il primo incasso settimanale della pellicola cinematografica Avatar. Continuate a leggere!
Come abbiamo già scritto, Halo: Reach si antepone agli avvenimenti cui abbiamo preso parte fino ad oggi. Non impersoniamo quindi MasterChief ma il sostituto di uno Spartan, facente parte del Team Noble, caduto in guerra. Quella che sembra essere una comune missione di routine,controllare una fattoria ed un ripetitore apparentemente manomesso dai ribelli, in realtà si trasforma subito in qualcosa di più complesso: un attacco in larga scala da parte degli alieni Covenant sul pianeta Reach. Una storyline ben articolata e ricca di colpi di scena, che ci porta a scoprire il motivo dell’invasione dei Covenant ed i valori morali che guidano i membri della squadra Noble in questa impresa.
Il gameplay risulta pressoché invariato, sebbene siano state aggiunte alcune caratteristiche in grado di rendere questo FPS fantascientifico un enorme sandbox dove è possibile affrontare gli scontri in maniera sempre diversa. Pad alla mano ci si accorge subito del nuovo comando che rinvia ad una delle diverse abilità speciali equipaggiabili sull’armatura Spartan. Proprio queste vanno a modificare l’approccio del giocatore con i campi di battaglia, dotandolo di: un Jetpack per brevi spostamenti, una bolla protettiva per evitare i colpi nemici, invisibilità momentanea o uno scudo protettivo che rende immobili per qualche istante. Gli equipaggiamenti possono essere scambiati l’un l’altro, a nostro piacimento, durante il corso dell’avventura ed oltre ad avere un periodo di cooldown possono rivelarsi più o meno utili a seconda della situazione. Si può sorprendere i Covenant dall’alto grazie al Jetpack ma prestando attenzione a non precipitare da altissime quote, possiamo assassinarli mentre siamo invisibili ma per farlo è necessario dimezzare il passo altrimenti l’effetto svanisce…insomma, bisogna sfruttare queste skill con la giusta dose di strategia altrimenti si rischia di rimanere indifesi sotto le raffiche nemiche.
L’arsenale a disposizione del giocatore è stato modificato, aggiungendo armi mai viste prima come ad esempio il fucile ad aghi, il puntatore laser in grado di acquisire e designare un target da bombardare, il lanciamissili al plasma od il fucile da cecchino Covenant in grado di sparare raggi laser, a nostra discrezione, piccoli o più consistenti e di “durata continua” fino al surriscaldamento dell’arma.
Anche alcuni veicoli hanno subito un restyling e ne sono stati aggiunti di nuovi, civili ed alieni, tra questi spicca il letale Revenant ed il Rocket Warthog, sofferente di una fisica “saponetta” che ne affligge la guidabilità.
A dir poco spettacolare invece l’idillio agreste in cui dobbiamo pilotare un Sabre, ovvero, un caccia spaziale intorno al pianeta Reach. I suoi comandi risultano così semplici ed immediati da farci sperimentare folli acrobazie in pochi istanti, neanche a dirlo, mentre cerchiamo di centrare le navicelle nemiche con i mitragliatori di bordo ed i missili auto-targeting.
Un’altra nota di merito va sicuramente all’IA dei nemici che non solo invadono il nostro schermo in quantità mastodontiche ma cercano di aggirarci, scappare dai nostri colpi, farci fuori con le granate al plasma, rubare i nostri veicoli e tanto, tanto altro ancora.
Un occhio di riguardo è stato certo rivolto anche ai “segreti” del gioco: questa volta i teschi, 13 per l’esattezza, sono già disponibili all’avvio della campagna mentre tocca a noi trovare i 18 Datapad divisi equamente nelle difficoltà normale e leggendaria.
Chi ama la saga Halo sa bene che per avere un’esperienza a 360° non bisogna limitarsi soltanto alla modalità offline. Reach è in grado di inglobare così tante modalità online da diventare letteralmente un “gioco nel gioco”. Serve davvero poco per partecipare ad una partita competitiva/cooperativa, con amici e non, grazie al valido sistema di matchmaking ed alla insistente popolazione che domina i server. Le numerose opzioni presenti nei menù ci permettono persino di scegliere se scontrarci con giocatori a seconda del profilo psicologico che più preferiamo: chiassoso, loquace, silenzioso e così via…
Le modalità di gioco più disparate fanno il loro lavoro per assicurarsi la presenza un’altrettanta vasta utenza: Firefight, Head Hunter, Juggernauts, Massacro, Re della Collina, SWAT, Infezione, etc.. Oltre all’immancabile sistema di ranking, che aumenta man mano che acquisiamo esperienza in battaglia, vi sono anche i crediti spedibili nell’armeria: paragonabile ad un modesto shop dove è possibile acquistare e modificare esteticamente pezzi dell’armatura del nostro alter-ego.
Immancabile la Forgia, un editor di mappe dove è possibile realizzare il proprio “campo di gioco” o ricreare le aree che hanno reso famosi i precedenti capitoli della serie. Il giocatore può cimentarsi in questa modalità da solo o in compagnia di amici, posizionando/modificando/scambiando la propria creazione in tempo reale.
Graficamente gli scenari raggiungono un ottimo livello di dettaglio. Non sono soltanto le texture a rendere Halo: Reach un quadro da ammirare in silenzio, ma è anche il design riposto in ogni sua struttura/veicolo/oggetto che lo rende così affascinante. La cura con la quale sono state ricreate le ambientazioni è maniacale: terreni, rocce, palazzi, hangar, navi spaziali, neve, arricchite da luci dinamiche e colori vividi. Fiori all’occhiello che purtroppo non sono esenti da piccoli difetti come il leggero aliasing o il calo di framerate durante le cut-scene.
Nulla da criticare invece sulla colonna sonora, la quale riprende il filone della serie con musiche avvincenti ed adatte ad ogni sfumatura della trama.
In conclusione Halo: Reach è riuscito nel suo intento: chiudere il sipario con il botto. Lo fa grazie ad una trama toccante ed allo stesso tempo ricca d’azione, ad un gameplay che richiede una brevissima curva d’apprendimento, una grafica accattivante e suggestiva, ai tanti suggerimenti dei fans della serie che non hanno dato mai segni di “cedimento” dal 2001. È un titolo capace di colpire anche chi si avvicina alla serie per la prima volta, cercando qualcosa di longevo e che offra il giusto livello di competizione sia offline che online. Salutiamo quindi una saga epica e ne ricordiamo la fama intramontabile con onore: ogni leggenda ha un inizio, sei pronto a scoprirlo?
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