Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 24/02/2010
In un anno in cui fps e giochi action fanno bella e cattiva mostra di sé sulla passerella videoludica, vi sono altri titoli che, intrufolandosi abilmente sul mercato, definiscono nuovi standard. Il nuovo lavoro di Quantic Dream è l’esempio calzante di un progetto ricco di nuove idee, saggiamente sfruttate, che non ha ancora rivali. Siete curiosi? Continuate a leggere. Heavy Rain, se possiamo definirlo in un'unica battuta, è letteralmente una “esplosione di emozioni”. Questo titolo non può essere classificato in un particolare genere, quindi lo apprezziamo come una sorta di film interattivo.
La trama ruota intorno agli omicidi compiuti dal “killer degli origami” e vede intrecciarsi le storie dei quattro protagonisti, tutti giocabili, in un susseguirsi di eventi scelti dal giocatore. Precisamente è nostro compito impersonare: l’architetto Ethan Mars, l’agente dell’FBI Norman Jayden, il detective privato Scott Shelby e la giovane giornalista Madison Page. Svelarvi i particolari narrativi sarebbe un grosso azzardo da parte nostra perché il titolo presenta così tanti bivi cruciali da cambiare costantemente “volto”.
Quello che colpisce di Heavy Rain è che il giocatore non è isolato dallo schermo del televisore, il giocatore interpreta seriamente tutti i personaggi cogliendone ogni stato d’animo sul proprio: un’esperienza che pochi titoli riescono a trasmettere.
La grande maggioranza delle azioni svolte durante l’avventura grafica sono eseguite mediante i conosciutissimi Quick Time Event ovvero la pressione dei tasti del joypad in un determinato intervallo di tempo. Giusta o sbagliata che sia la combinazione di tasti che portiamo a termine possiamo stare certi che qualcosa, nella trama o in quella esatta occasione, è cambiata. Se, ad esempio, dobbiamo evitare di farci scoprire da un ladro e sbadatamente urtiamo una bottiglia di vetro, il gioco ci concede un micro secondo per recuperarla ed evitare di causare spiacevoli e chiassosi inconvenienti. Infatti se riusciamo ad afferrare la bottiglia a primo colpo, allora la nostra copertura è salva, ma se questa arriva a terra frantumandosi in mille pezzi dovremo vedercela faccia a faccia con il furfante di turno. Ovviamente, questo è solo uno dei tantissimi eventi che possono segnare pesantemente il gioco e se facessimo morire distrattamente uno dei personaggi la storia continuerebbe tranquillamente anche senza di lui/lei fino alla fine. Qualche riga sopra abbiamo parlato di interpretazione non a caso, quando il player ha il controllo diretto di uno dei protagonisti può persino sentirne i pensieri. Proprio così, attraverso un apposito comando è possibile ascoltare le “voci nella testa” e capire quale approccio adottare in una determinata situazione, cosa fare o semplicemente essere curiosi. Anche i dialoghi con gli NPC, che è un peccato chiamarli così visto che anch’essi sono parte integrante della storyline, possono essere guidati dalla mano del giocatore. Ci viene infatti data la possibilità di scegliere delle risposte in una sorta di nuvoletta ed in altri casi, queste risposte vengono visualizzate accavallate l’una con l’altra rendendo difficile capire quale pulsante premere e simulando così un vero stato confusionale. Semplicemente geniale.
Il nostro “gioco di ruolo” è altresì evidente quando ingame compiamo i gesti più comuni della vita reale durante l’esplorazione degli ambienti: guardare fuori dalla finestra, farsi la doccia, sedersi su una poltrona a guardare la tv, leggere il giornale o cucinare un pasto.
Heavy Rain sfrutta a pieno le qualità del Sixaxis PS3. Molte azioni, oltre a richiedere il giusto tempismo, devono essere completate muovendo proprio il pad verso la direzione richiesta sullo schermo, la pressione simultanea di quattro tasti o quella ripetuta di un singolo. Controlli che a dir la verità non risultano sempre efficaci, alle volte si dimostrano un po’ troppo artificiosi quando ci si muove in ambienti ristretti impossibilitando il giocatore di vedere a primo colpo alcuni obiettivi.
Graficamente Heavy Rain spiazza, non di certo amaramente, per la realizzazione dei volti dei suoi protagonisti. Non si sono mai viste espressioni facciali così realistiche ed in grado di suscitare in noi un incontrollabile mix di sentimenti. Anche i movimenti dei corpi, la “pesantezza” che esprimono sulle superfici, quasi percepibili empiricamente, lasciano a bocca aperta. Noi siamo rimasti particolarmente colpiti dalle movenze di Madison Page quando camminava scalza all’interno del suo appartamento, seguita dal rumore dei suoi stessi piedi nudi sul pavimento tirato a lucido. Effetti sonori impreziositi da un doppiaggio in italiano eccellente e da una colonna sonora perfettamente consona alle fasi più concitate.
Heavy Rain rientra pienamente tra i titoli che devono assolutamente rimanere fissi nella collezione privata di ognuno di noi. Una storia veramente unica, perché saremo noi a renderla tale e per una volta lo faremo con una naturalezza così estranea alle produzioni contemporanee che non ci accorgeremo nemmeno delle conseguenze. Conseguenze che ci porteranano inevitabilmente alla conclusione dell’avventura ma consapevoli che ce ne potranno essere tante altre e sempre diverse, a favore di un’ottima longevità. Amerete o detesterete il suono dell’incessante pioggia, solo per scoprire il colpevole. Qual è la sua vera identità?
Potrebbero interessarti anche
Per assicurare una ottimale navigazione ed altri servizi offerti, questo sito è predisposto per consentire l'utilizzo di Cookies. Continuando si accettano i Cookies secondo l'informativa consultabile a questo link.