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HELL IS US

Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 02/10/2025

In un periodo in cui molti sviluppatori tendono eccessivamente la mano ai giocatori attraverso l’uso smodato di indicatori ed elementi che segnalano la giusta strada verso l’obiettivo, appiattendo il senso di appagamento dovuto all’esplorazione autonoma, Rogue Factor ha deciso di fare esattamente l’opposto con Hell is Us.
Immaginate di essere stati fatti prigionieri e di confessare, sotto l’effetto di un siero della verità, il motivo per cui siete tornati nella vostra terra natia, Hadea, ora flagellata da una guerra tra fazioni e assediata da inquietanti creature senza faccia chiamate Hollow Walker.
Questa è, a grandi linee, la storia di Remi, un ex soldato costretto a raccontare il proprio viaggio alla ricerca della famiglia, che inevitabilmente finisce con l’inciampare in qualcosa di più grande e complesso.
È chiaro che il setting di Hell is Us ci porta ad osservare con i nostri occhi un Paese in cui sì, ci sono dei mostri da sconfiggere, ma al contempo siamo circondati da quella violenza e cattiveria di cui soltanto l’uomo è capace. Rogue Factor ha creato per noi delle macro-aree che a una prima visita disorientano, ricche di puzzle da risolvere, strade che s’intrecciano, numerosi NPC con i quali parlare e raccogliere importanti informazioni. Sì, scordatevi pure i vecchi e gloriosi tempi in cui consultavate una mappa per verificare la vostra posizione e, udite udite, non ci sono indicatori che vi guidano verso il prossimo obiettivo principale.
Tutto ciò a cui assisterete e il notevole backtracking presente in Hell is Us sono stati realizzati dagli sviluppatori per crearvi un forte mal di testa, come accadeva nei titoli dello stesso genere negli anni ’90. Il risultato, devo dirvelo, è incredibilmente appagante.

Dunque ci troviamo di fronte a un titolo in cui c’è un reale filo conduttore tra esplorazione e risoluzione di enigmi piuttosto macchinosi, condito da un sistema di combattimento ad arma bianca che richiede il giusto tempo di risposta tra attacchi pesanti, leggeri, schivate e parate.
La stamina si riduce man mano che calano i punti ferita di Remi, rendendolo ovviamente meno reattivo; tuttavia, con il giusto tempismo, può assimilare l’energia “limbica” dai nemici, ovvero delle particelle luminose che gli consentono non solo di sferrare fendenti caricati più potenti ma anche di curarsi da una certa quantità di danni subiti. Se riuscirete a prendere dimestichezza con questo sistema, non avrete più bisogno dei medikit.
Non è semplice come si pensa, almeno non lo è stato per me a difficoltà media, poiché non tutti gli Hollow Walker sono facili da abbattere. Molti di questi, infatti, risultano piuttosto imprevedibili per via degli “Haze” che rilasciano dal loro corpo: forme indefinite che attaccano il giocatore con una ferocia devastante. Gli Haze sono collegati attraverso una sorta di cordone ombelicale agli Hollow Walker, pertanto è necessario abbatterli il prima possibile per poi passare al loro involucro camminante, che nel frattempo continuerà anch’esso a colpirci come se non ci fosse un domani.
Fortunatamente Remi può contare sul suo fedelissimo drone e sui potenziamenti di questo che gli conferiscono abilità davvero utili in battaglia, come ad esempio distrarre un nemico, caricarlo con un fendente dall’alto, speronarlo con un potente scatto in avanti e così via. Anche le armi rinvenute durante le fasi esplorative possono essere personalizzate con particolari glifi che conferiscono abilità utilissime in battaglia, specialmente quelle ad area, per quando si viene circondati da più nemici.

Muovermi nel mondo di Hell is Us mi ha fatto sentire come un personaggio di una delle serie più affascinanti che io abbia mai visto su Netflix: Dark.
Azzardo questo paragone perché ci si ritrova spesso in aree ricche di vegetazione e antiche rovine dai colori desaturati, con la continua sensazione che sia accaduto qualcosa di oltraggioso intorno a noi e di mistero irrisolto. E poi c’è la colonna sonora a completare questo quadro con i suoi toni dark ambient, contaminati da un pizzico di elettronica e industriale con elementi minimalisti e sperimentali. Capirete di cosa parlo quando ci sarete dentro, credetemi.
Hell is Us è una svolta, non verso qualcosa di nuovo ma nella fermezza con cui ripropone elementi che altri titoli hanno abbandonato per catturare quanti più giocatori possibili all’interno del mercato. Qui, invece, è l’ingegno dell’utente a condurlo ai titoli di coda, tra rompicapo che richiedono un certo studio per essere risolti e una storia piuttosto tetra che si espande soltanto se si ha davvero la voglia di scavare in profondità.

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