Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 31/12/2012
Quando noi di GHQ sentiamo o leggiamo di Rockstar Games siamo sempre euforici, non possiamo negare il debole che abbiamo per questa casa di sviluppo che da anni ci ha entusiasmati portandoci in casa titoli dall’alto tasso di intrattenimento ludico. Adesso, grazie anche all’australiano Team Bondi, ci presenta L.A. Noire, un thriller poliziesco di cui non potrete fare a meno. La storyline ci conduce dritti nella Los Angeles degli anni ’40, tra omicidi, sogni Hollywoodiani, tradimenti e puro crimine. Il nostro alter-ego, Cole Phelps, è un veterano della Seconda Guerra Mondiale arruolatosi nella LAPD con lo scopo di portare un po’ di luce nella città degli Angeli, proprio lì dove la criminalità ha steso le sue ombrose mani.
La carriera di Phelps sarà quindi nelle mani del giocatore, il quale dovrà pattugliare, indagare, esaminare ed interrogare testimoni e presunti colpevoli al fine di risolvere numerosi casi ed avanzare di grado all’interno del dipartimento.
Sulla stessa riga della celebre serie televisiva CSI, il gioco è suddiviso in episodi che mostrano, in apertura, delle cut-scenes seguite da un briefing nel quale viene spiegato al giocatore dove iniziare ad indagare. Ogni scena del crimine va quindi esaminata con cura, raccogliendo indizi e studiando il corpo della vittima: giunti sul luogo il controller inizierà a vibrare ogni qual volta ci si trova nei pressi di un oggetto da esaminare. Sebbene in ognuno di noi si celi un piccolo Sherlock Holmes, la soluzione di un caso non è sempre scontata, tutte le informazioni che riusciamo ad acquisire vengono trascritte sul taccuino di Phelps ed utilizzate negli interrogatori fatti ai testimoni od agli indagati. L’interazione con gli NPC è sicuramente una delle caratteristiche che rendono L.A. Noire qualcosa di unico, accusare ingiustamente un testimone o dare per buona una risposta può precludere le strade che portano alla soluzione del caso ed obbligarci a risolverlo in diverso modo. Nello specifico, possiamo scegliere se credere ad una persona, dubitare di essa o accusarla di falsità affidandoci esclusivamente alle informazioni che abbiamo raccolto nel taccuino, alle espressioni facciali ed al tono di voce. Non è semplice come si pensa: spesso uno sguardo vago non è sinonimo di menzogna ed anche una voce tremula può ingannare, ecco perché sono stati implementati i “punti intuito”, acquisibili ad ogni passaggio di livello, ed utilissimi per escludere una delle tre reazioni citate poco sopra, svelare tutti gli oggetti importanti di una scena del crimine o visualizzare come ha affrontato quel determinato caso la comunity del Rockstar Social Club.
La maggior parte del tempo la si passa facendo da spola da un luogo all’altro della città degli Angeli, curiosando nelle abitazioni degli indagati, interrogando familiari e conviventi od avere un parere medico all’obitorio. Tuttavia durante gli spostamenti in auto è possibile rintracciare la segnalazione di un crimine in corso e decidere se intervenire o meno e catapultarci in quella che potrebbe essere una rapina, un inseguimento in auto, un furto e così via. Queste missioni secondarie, lasciateci passare il termine, rendono il titolo più vario e sicuramente più divertente soprattutto quando si tratta di seguire un criminale in auto o di rincorrerlo tra i tetti di un intero quartiere. Alla conclusione di ogni caso viene fornita al giocatore una valutazione, simile ad una pagella, dove vengono riportati i danni a cose e persone ed il numero delle domande corrette fatte agli NPC: qualora non foste soddisfatti dell’esito, dal menu principale è sempre possibile ricominciare un episodio dall’inizio.
La mappa di gioco è più vasta rispetto a quella presente in GTA IV e la sua realizzazione, nei minimi particolari, lascia a bocca aperta soprattutto quando incrociamo lo sguardo con luoghi famosi e realmente esistenti. Anche gli interni degli edifici sono stati riprodotti con passione per i dettagli e fedeli allo stile americano degli anni ’40, nulla sembra essere stato trascurato. D’altro canto, a questa meraviglia visiva si aggiungono alcuni problemi tecnici come sporadici cali di framerate e una ridotta distanza di visuale che non permette al giocatore di ammirare in profondità il meraviglioso skyline di Los Angeles.
Tanto di cappello invece per le animazioni dei personaggi di gioco, così unici da sembrare quanto mai reali nei movimenti e nelle espressioni facciali. Il gioco è interamente parlato in lingua originale e sottotitolato in italiano, il che secondo noi non è un male considerando che altrimenti si sarebbe dovuto ricorrere ad un doppiaggio probabilmente scadente e che avrebbe privato ai dialoghi quella veridicità che rendono il gioco una sorta di telefilm interattivo.
In conclusione, Rockstar non si smentisce ancora, imponendo ancora una volta la sua maestria nel modo di presentare e raccontare le trame dei giochi. L.A. Noire non è un titolo esente da difetti: la parte dedicata agli interrogatori è piuttosto delicata e spesso difficile da comprendere, addizionata ai piccoli problemi tecnici che rimangono comunque casi isolati per via di un gameplay ricco, vario e soprattutto fresco. E’ un titolo che gode di una buona longevità proprio perchè i casi possono essere portati a termine in tanti modi differenti ed una domanda posta in modo errato può pregiudicare la carriera di Phelps. Ve la sentite di rischiare?
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