Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 15/05/2012
Rockstar è riuscita ancora una volta a far parlare di sé e questa volta ci riesce con il terzo seguito della serie Max Payne. A nove anni di distanza dal precedente capitolo, il mondo video ludico si è costantemente aggiornato raggiungendo limiti fino a qualche tempo fa impensabili. Sarà riuscita la Rockstar a migliorarsi ulteriormente? Scopriamolo insieme! Il passato di Max non è di certo tra i più floridi e con il passare degli anni il peso del suo lavoro e del suo stile di vita lo costringono ad emarginarsi dalla società per trovare l’unica via di fuga nell’alcohol. Una lotta continua con i demoni del passato e del presente che riecheggiano nonostante il suo nuovo incarico da guardia del corpo presso una delle più importanti famiglie di San Paolo di Brasile: i De Branco. Una location difficile quella in cui si svolge la trama di gioco, poiché al lusso sfrenato dei festini VIP si accosta la povertà dilagante delle favelas e gli imprevisti sono all’ordine del giorno. È proprio durante una serata al club che la moglie di Rodrigo De Branco viene rapita sotto gli occhi brilli di Max, che intraprende così il lungo viaggio per ritrovarla con Passos, un amico del passato, al suo fianco.
La regia con cui vengono narrati gli eventi è stato da sempre il punto di forza di casa Rockstar, che si contraddistingue sempre per lo stile e la dedizione profusi nelle inquadrature, nella recitazione e nelle scritte che di tanto in tanto appaiono sullo schermo per sottolineare determinati momenti con maggiore verve. Poi c’è lui, Max, tormentato ed invecchiato, che non si tira indietro ai suoi doveri dimostrando in più di un occasione la sua grande esperienza maturata negli anni di servizio come poliziotto a New York.
Scontri a fuoco e bullet time sono entrambi rimasti una costante in Max Payne; adesso, oltre a rallentare il tempo per mirare meglio i nemici, vi è la possibilità di utilizzare lo shootdodge ovvero un balzo a rallentatore che permette al protagonista di schivare le raffiche rivali e sparare contemporaneamente. Tali poteri non hanno durata illimitata e possono essere ricaricati mediante l’adrenalina guadagnata ferendo o uccidendo i criminali,. Pertanto è importante farne un uso accurato sfruttando il più possibile l’ottimo sistema di copertura offerto dalle aree di gioco.
Anche gli antidolorifici fanno nuovamente la loro comparsa, permettendo al giocatore di ripristinare la salute nelle fasi più critiche.
I giocatori alla ricerca di sfide intense troveranno sicuramente pane per i loro denti grazie alla possibilità di impostare una difficoltà iniziale ed i diversi tipi di mira: automatica, semiautomatica e manuale. Quest’ultima, se accostata ad una difficoltà elevata, darà non poco filo da torcere anche chi è cresciuto a pane e sparatutto in terza persona.
Non è semplice, infatti, gestire manualmente un mirino sullo schermo grande quanto un punto, senza contare che completato il titolo in una quindicina di ore, è possibile sbloccare ulteriori livelli di difficoltà: hardcore e old school.
L’arsenale a disposizione di Max comprende i più recenti, o quasi, strumenti di morte: pistole, mitragliette, granate e fucili, ognuno con diverse caratteristiche e con l’eventualità di poterli impugnare a due mani. Il giusto spazio è stato dato anche ai numerosi collezionabili sparsi nei quattordici capitoli della storyline, che consistono nel recuperare indizi o pezzi di armi dorate da sfoggiare nel multiplayer.
Coloro che non hanno modo di collegarsi online possono accedere alla modalità Arcade, che si divide in “Sfida a Punti”, con accumulo di punti mediante l’uccisione del maggior numero possibile di nemici, ed in“Ultimo Respiro”, in cui bisogna completare i livelli con più tempo bonus possibile annientando gli avversari, badando al fatto che, all’inizio della sfida, ci viene fornito soltanto un minuto.
La modalità online spazia dal classico deathmatch a squadre o singolo, dagli 8 ai 16 giocatori su schermo, alla modalità Guerrilla e Payne Killer. Nella prima i giocatori sono chiamati ad affrontare diverse missioni, come catturare una determinata area, piazzare una bomba o difenderla, attaccare un determinato membro rivale o consegnare una borsa fino a giungere ad uno scontro finale dove vince la squadra che elimina più avversari. In Payne Killer invece il primo giocatore ad uccidere assume le sembianze di Max e quello che muore per primo si tramuta in Passos: entrambi poi devono cercare di sopravvivere ed accumulare più punti possibile, avvicendandosi, una volta morti, ad altri due giocatori, che prenderanno il loro ruolo e così fino allo scadere del tempo.
Il multigiocatore non si limita solo a questo: presenta, infatti, anche un modesto comparto dedito alla personalizzazione dell’avatar sia dal punto di vista estetico sia per quanto concerne gli ormai famosi perks o abilità. Durante i match non solo è possibile sfruttare bullet-time e shootdodge come nella campagna ma anche guadagnare esperienza e soldi, magari depredando il cadavere di un giocatore appena freddato. Nel menù loadout dell’avatar si possono acquistare nuove abilità da attivare durante gli scontri e nuove armi che più vengono utilizzate e più aumentano di livello, con conseguente sblocco di innesti quali mirino laser, caricatori più capienti, stabilizzatori e così via.
Il motore di gioco vanta eccellenti effetti visivi e gestione dell’illuminazione degli ambienti; come da copione Rockstar i personaggi reagiscono in maniera realistica alle collisioni o agli urti dotandoli quindi di un peso riscontrabile in primis nei movimenti di Max. Gli scenari sono vari e ricchi di dettagli in alta definizione; è incredibile come dettagli apparentemente secondari riescano a catturare immediatamente l’attenzione: un esempio palese sono i vestiti del protagonista, che si piegano o si bagnano con estrema fluidità oppure si forano con conseguente fuoriuscita di sangue non appena vengono attraversati dai proiettili. I dialoghi sono in lingua originale e sottotitolati in italiano; in linea con il filo narrativo la colonna sonora scandisce perfettamente i momenti più caotici da quelli di tranquillità.
In conclusione, Max payne 3 sembra avere tutte le carte in regola per essere votato come uno dei migliori giochi dell’anno. Forte del connubio tra giocabilità, trama, grafica e online, il titolo Rockstar ci ha colpiti positivamente ancora una volta. Gli unici difetti, se così possiamo chiamarli, sono la dimensione ridotta del font dei sottotitoli e la lentezza del matchmaking online. Nulla di così grave da minare l’esperienza di gioco, così unica da sembrare quasi un film interattivo. Un must buy per tutti gli amanti del genere.
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