Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 21/05/2013
I ragazzi di 4A Games rilanciano ancora una volta il tema post-apocalittico già affrontato in Metro 2033. A tre anni di distanza da quest’ultimo, Metro: Last Light si presenta ancora più cupo e claustrofobico. Scopriamone insieme pregi e difetti! Mosca, anno 2013. La città viene rasa al suolo da un imponente attacco nucleare e i sopravvissuti cercano rifugio all’interno dell’intrecciata rete metropolitana. La superficie, in gran parte impraticabile per via delle eccessive radiazioni, è ormai dimora di esseri mutanti e dei Tetri; una specie considerata il passo successivo dell’evoluzione umana. Il sottosuolo, invece, è popolato da fazioni di sopravvissuti in continua lotta tra loro. Artyom, facente parte dei Rangers, viene incaricato di trovare l’ultimo Tetro rimasto ma inconsapevolmente deve fare i conti con le restanti fazioni che fanno di tutto per conquistare il tanto nominato bunker D6, contenente un arsenale in grado di piegare ancora di più il mondo esterno e quello sotterraneo. La storyline di Metro: Last Light pone il giocatore di fronte ad una realtà dove bisogna essere in grado di sopravvivere non solo a qualcosa di estraneo e nuovo – in questo caso ai mutanti – ma anche al genere umano stesso. In una situazione simile l’unica scelta da prendere in considerazione è quella di contare su sé stessi ed evitare che il peggio accada.
Metro: Last Light conserva le classiche caratteristiche da first person shooter. Sebbene non serva particolare tattica per sparare ai mutanti, aggressivi e sempre in movimento, la stessa cosa non si può dire con i nemici umani. Precisamente è possibile affrontare quasi tutta l’avventura in tre modi: furtivamente, con scontri diretti, entrambe le cose. Gli ambienti sotterranei, per la maggior parte angusti, sono ben strutturati e garantiscono quasi sempre il raggiungimento dell’obiettivo passando inosservati. Per riuscire nell’impresa è necessario munirsi di pazienza e studiare i percorsi delle guardie, svitare qualche lampadina di troppo e munirsi del giusto equipaggiamento rigorosamente silenziato. Proprio così, l’equipaggiamento a disposizione di Artyom risulta quanto mai fondamentale sia all’interno della metro che nelle parti esterne. Costantemente allacciato al polso, l’orologio ci aiuta a capire se siamo visibili/invisibili agli occhi del nemico mentre, alternato all’ora in corso, un conto alla rovescia scandisce i minuti di ossigeno rimanenti della nostra maschera antigas. Tuttavia, anche la torcia lentamente si spegne e di tanto in tanto deve essere ricaricata mediante un piccolo generatore portatile. Se tutto ciò non vi convince o non vi è chiaro, vi facciamo quindi un esempio di ciò che può succedervi durante una fase esplorativa in superficie: piove e venite attaccati da un gruppo di mutanti simil-lupi, un segnale acustico vi ricorda di cambiare filtro alla maschera antigas ma voi al momento siete impegnati a falciarli tutti, così lentamente la vostra vista si appanna e toh…anche la lampada si sta per spegnere! Vi siete anche dimenticati di pulire la maschera dal sangue dei nemici mista alla pioggia, riuscite ancora a vedere dove mettere i piedi?! Ecco, questa è una delle cose che può succedervi se non vi organizzate nel modo giusto. Per fare ciò bisogna partire prima di tutto dalle armi, un pò spartane ma pur sempre modificabili in alcune delle loro caratteristiche. Nelle varie fasi di gioco si ha la possibilità di incontrare mercanti con cui scambiare munizioni, la moneta di Metro, con accessori abbastanza utili: mirini per la visione notturna, calci, silenziatori e poi ancora coltelli da lancio, granate, molotov, medikit e così via. È il caso di segnalare la non proprio eccellente intelligenza artificiale dei nemici umani durante gli scontri a fuoco: in certi frangenti è stato fin troppo facile ripulire l’area poiché questi non reagivano nella giusta maniera in fase di allerta.
Dal punto di vista grafico Metro: Last Light è un susseguirsi di ambientazioni eccessivamente decadenti quanto affascinanti. Le varie aree, separate da brevi caricamenti, sono meticolosamente studiate nei minimi dettagli per permettere al giocatore di affrontarle nella maniera che più gli aggrada ed al contempo isolarlo dal mondo così come lo conosce adesso, florido e colorato. In superficie è possibile scorgere uno skyline devastato, fatto di edifici eretti per miracolo, aerei abbattuti, voragini e vegetazione che a stento prova a farsi largo tra le crepe del cemento. Una nota di merito va anche ai piccoli rifugi sotterranei allestiti dai sopravvissuti che in qualche modo provano a dare comunque un senso alla loro vita, passando una serata al bar per quattro chiacchiere, passeggiando o guardando uno spettacolo improvvisato al teatro. Tutto ciò viene costantemente supportato da un sistema di illuminazione spaventosamente credibile. Dialoghi e sottotitoli sono in lingua italiana. In conclusione, Metro: Last Light è un FPS molto lineare e, considerando l’assenza di un comparto multiplayer o modalità extra, poco longevo. Tuttavia, la trama ricca di risvolti diventa sempre più un buon motivo per non interrompere la partita e lasciare le cose in sospeso. Alcune chicche, come la maschera antigas, la possibilità di giocarlo furtivamente e l’ambientazione stessa, destano non poca tensione…soprattutto quando i mutanti spuntano all’improvviso dalle tenebre. Insomma, se state cercando un buon fps con il giusto compromesso tra storyline e gameplay, allora Metro: last Light fa per voi. Per tutti gli altri beh, ve lo consigliamo lo stesso!
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