Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 23/03/2012
T-Virus, G-Virus, cambia il nome, il suo effetto, ma non il contesto. È giunto il momento di tornare a Raccon City per scoprire cosa ci hanno tenuto in serbo i canadesi di Slant Six Games, noti per la serie SOCOM. Resident Evil: Operation Raccoon City si incastona cronologicamente tra le vicende del secondo e del terzo capitolo della serie, questa volta facendocele vivere con gli occhi di una squadra speciale della Umbrella Corporation. I fan di vecchia data scopriranno come la compagnia in questione abbia cercato di insabbiare la fuga del virus dai laboratori ed infettato migliaia di cittadini inermi. Il team U.S.S., sotto il nostro comando, dovrà quindi recuperare prove, raggiungere i luoghi prefissati ed eliminare ogni ostacolo che gli si presenti davanti, sia esso infetto o meno. Come è noto, la serie Resident Evil sta lentamente scivolando nel baratro del genere action trascurando l’aspetto survival-horror che lo ha contraddistinto negli anni passati. Operation Raccoon City può essere considerato uno sparatutto in terza persona, essenzialmente privo di colpi di scena, suspence e dannatamente immediato come un classico gioco arcade da sala giochi. Avviata la campagna, infatti, appare subito la schermata di selezione del personaggio e del relativo equipaggiamento, senza alcuna ombra di introduzione alla storyline. La squadra speciale della Umbrella Security Service è composta da sei elementi che si differenziano tra di loro quasi esclusivamente per le abilità sbloccabili mediante l’esperienza maturata in missione. L’equipaggiamento, del resto, è uguale per tutti e comprende una serie di fucili e di pistole con caratteristiche diverse adatte ad ogni stile di gioco: durante le missioni, però, è possibile portare con sé soltanto altri tre agenti, siano essi pilotati dalla IA di gioco o da esseri umani online. Sul campo di battaglia i comandi sono piuttosto semplici e supportati anche da un’interfaccia grafica basilare, simile a quella vista nel quarto e quinto capitolo. Il sistema di copertura non richiede alcuna pressione di particolari tasti del pad, bisogna semplicemente avvicinarsi ad un qualsiasi oggetto per rannicchiarvisi contro: se da un lato questo sistema regala un pizzico di immediatezza alle fasi di gioco, dall’altro rischia di bloccare il cammino del giocatore ogni qual volta si avvicina ad un muro/cassa/auto/etc.. e nelle fasi più concitate non è per nulla piacevole.
L’equipaggiamento non si limita soltanto alla schermata pre-missione; nelle aree di gioco si possono trovare facilmente delle casse contenenti ulteriori armi/munizioni oppure, sparse un pò ovunque, le classiche bombolette medikit e granate di vario genere. Il titolo non richiede una particolare tattica ma un costante fuoco di soppressione, possibilmente mirando alla testa dei nemici. Molte conoscenze della serie si mostreranno in tutto il loro splendore e ferocia, dai lickers agli hunters, dal nemesis al tyrant: l’IA che li governa è altalenante, se alle volte questi riescono a darci filo da torcere aggirandoci o saltando un pò ovunque, altre volte rimangono immobili come sacchi di patate. Stessa cosa accade con i compagni di squadra, che talora ci supportano curandoci o coprendoci con le loro armi, rimandendo in altre occasioni bloccati oppure cercando di suicidarsi senza una spiegazione logica. Quando si è a corto di munizioni e si è accerchiati, bisogna ricorrere al corpo a corpo con il coltello: qualche abile mossa può liberarci da tragiche situazioni soprattutto se ad attaccarci, nelle stesse modalità, è un nemico umano…inspiegabilmente è quasi impossibile sfuggirgli. Un pizzico di originalità al titolo va certamente inputato al sanguinamento del protagonista ed alla possibilità di trasformarsi in zombie: il primo è tipicamente dovuto a ferite gravi ed attira un folto numero di nemici, il secondo ovviamente è legato ad un contatto diretto con i non-morti e ci trasforma in uno di loro fino ad una successiva morte e respawn.
Parallelamente alla campagna, giocabile in co-op online, vi sono alcune modalità competitive online interessanti come Sopravvissuti, Eroi e Biohazard. Nella prima la squadra deve sopravvivere ai nemici per un determinato periodo di tempo fino all’arrivo dell’elicottero di supporto; la seconda modalità permette ai giocatori di scontrarsi in un deathmatch dove è possibile impersonare i protagonisti più gettonati della serie; nella terza, invece, vince la squadra che consegna più volte nel quartier generale il campione di virus recuperato. Tutte le modalità si svolgono in mappe discretamente vaste e con la presenza costante di nemici guidati dalla cpu.
Anche sotto l’aspetto tecnico il titolo non riesce a stupire: da un lato vi sono mappe curate, che trasmettono una lieve sensazione di angoscia legata alla catastrofe, dall’altro alcune risultano un pò scialbe e con texture che talvolta faticano a caricare. Inspiegabile l’assenza di torce sulle armi, dato che molte aree sono decisamente buie e non consentono di vedere nel dettaglio cosa ci circonda. Pollice in su per la realizzazione dei personaggi e dei nemici, anche se spesso si assiste a collisioni e compenetrazioni tra poligoni discutibili oltre a saltuari cali di framerate. Rimane in tema con la serie la soundtrack, mentre il doppiaggio in italiano non riesce a superare la soglia della sufficienza per colpa di alcune esclamazioni ingame recitate con tonalità poco credibili.
Resident Evil Operation Raccoon City è un titolo che sfrutta un brand in maniera sbagliata. Ci si trova di fronte a qualcosa che sembra essere stato sviluppato con sufficienza e poca dedizione. È proprio l’impatto action a “inquinare” quella che dovrebbe essere tutt’altra esperienza, fatta di salti sulla poltrona, panico nell’affrontare determinate situazioni e quant’altro ci aveva affascinato negli anni ’90. È triste considerarlo uno spin-off, perché le basi per creare un capolavoro non sono state sfruttate a dovere: basti pensare ad esempio alla storyline poco approfondita, alle poche missioni della campagna disponibili ed alla mancanza di un vero e proprio inventario. Ciò che ci ha più colpito durante le ore di gioco è stata la presenza di location e personaggi che avevamo lasciato nelle vecchie console e che per un istante ci hanno fatto riprovare quella bella sensazione della pelle d’oca… pregi che non riescono tuttavia a coprire i tanti, forse troppi, difetti del gioco che può essere forse apprezzato da giocatori molto molto molto casual.
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