Recensione a cura di Claudio 'Dogghy' Favorito il 24/02/2012
Hironobu Sakaguchi. Un nome conosciuto da tutti coloro che, come noi, hanno apprezzato la serie Final Fantasy nel XX secolo. Adesso, insieme ai ragazzi di Mistwalker, lancia una sfida al mondo video ludico reinterpretando il concetto di jrp su una console che forse non è mai stata considerata alla pari delle altre: Nintendo Wii. Una doppia scommessa quella di Sakaguchi, riuscirà a vincerla? Continuate a leggere! Le vicende di The Last Story narrano di un gruppo di mercenari, capeggiati dal protagonista Zael e dall’amico Dragan, recatisi sull’isola di Lazulis per ambire al loro sogno più grande: diventare valorosi cavalieri. Non è semplice però entrare nelle grazie del conte Arganan e per quanto i ragazzi si mettano d’impegno a risollevare le sorti di un mondo in rovina, a complicare il tutto è l’incontro con Calista. Quest’ultima, figlia del conte, scopre di essere in qualche modo legata a Zael per via di un importante potere che quest’ultimo ha ricevuto durante una missione, rendendolo una risorsa indispensabile per il gruppo. Nonostante l’intenzione ferma di Sakaguchi a voltare pagina al suo solito modus operandi, non si può certo affermare che la storyline sia, nella forma, così tanto diversa dalle sue precedenti produzioni. È una trama molto lenta nello sviluppo, che interrompe spesso l’azione di gioco, sebbene non manchi di arricchire profili dei personaggi con attimi emozionanti e degni di una favola.
Stiamo parlando realmente di un Jrpg?
La risposta è ni. Il titolo fonde i canonici elementi di un gioco di ruolo a quelli prettamente action e di strategia. La prima battaglia infatti lascia un pò sorpresi per via delle azioni eseguibili da Zael e dal suo party: il battle system, di tipo dinamico, richiede la vicinanza del nemico per sferrare fendenti letali, specialmente se girato di spalle. Inoltre, è possibile sfruttare numerose coperture per attacchi a sorpresa ed aiutarsi con la balestra per scoprire i punti deboli dell’avversario oppure impartire comandi agli altri alleati. Le magie del party aiutano spesso a rovesciare positivamente l’esito delle battaglie, il problema è il tempo di casting delle stesse…tremendamente lungo! In questi frangenti è possibile attivare il sistema “gathering” di Zael che, in poche parole, si trasforma in una sorta di esca, attirando a sé gli attacchi di tutti i nemici presenti nell’area. Questa azione permette ai maghi di prepararsi tranquillamente al lancio degli incantesimi mentre Zael deve preoccuparsi di schivare e parare i colpi nemici. Con l’avanzare dell’avventura diventa fondamentale sfruttare la visuale strategica, ad inizio battaglia, per pianificare le azioni del party e far sì che anche le telecamere di gioco, come ahimè accade non di rado, impediscano di avere un quadro chiaro della situazione in corso. La sfida offerta dal titolo non raggiunge i medi livelli per via del sistema di resurrezione automatico, sfruttabile fino a cinque volte: più impegnativi sono i boss di fine capitolo, che richiedono spesso una valida combinazione strategica tra danni, magia e fisici.
La linearità del titolo lascia poco spazio all’esplorazione, nei momenti “liberi” si è limitati a girovagare all’interno delle mura della città dove i mercenari si rifugiano. Qui entrano in gioco altri classici elementi ruolistici come le brevi quest secondarie, la personalizzazione dell’equipaggiamento che varia dalla colorazione all’acquisto/vendita di nuovi pezzi fino al miglioramento di questi mediante determinati item raccolti in battaglia. È possibile anche migliorare le proprie statistiche, portare a casa un level up e qualche equip raro, nella fatiscente arena sita nel centro città. Ad aumentare la longevità del titolo, composto da ben quarantaquattro capitoli, è il comparto multiplayer formato da due modalità: una prettamente player vs player che vede i giocatori scontrarsi online in lotte all’ultimo sangue, nell’altra invece bisogna cooperare per avere la meglio sulle versioni potenziate dei boss della campagna, guadagnando armi/equipaggiamenti altrimenti inaccessibili offline.
Dal punto di vista tecnico The Last Story ha dovuto far fronte alle limitazioni hardware della console Nintendo. Una sfida che sembra essere stata vinta a metà poiché da un lato vi è una discreta realizzazione dei personaggi e dei nemici, dall’altro lato pesano non poco le loro animazioni e le texture altalenanti degli ambienti, oltre a sporadici cali di framerate dovuti probabilmente ai filtri e shader atti a rendere le ambientazioni visivamente godibili.
La colonna sonora, affidata al maestro Nobuo Uematsu, è di pregevole qualità e stranamente accompagna solo le fasi più incisive, lasciando che sia il rumore dei passi a condurre il giocatore durante le fasi esplorative. Convincente il doppiaggio in inglese con sottotitoli in lingua italiana.
The Last Story è un progetto ambizioso e non vogliamo nascondervi il timore di un eventuale flop, che noi stessi abbiamo avuto al nostro primo test. Fortunatamente è riuscito a difendersi nonostante le difficoltà insite nello sviluppo su una console come la Wii e l’implementazione di un gameplay che si discosta da quello puramente fantasy, ci ha colpiti positivamente.
Anche la trama, per quanto non sia così originale, ci ha fatto affezionare ai suoi personaggi…specialmente i secondari, strano ma vero! Sarà che musiche, contesti e personaggi, ci hanno ricordato un pò gli anni ’90 quando tutto era meno next-gen e più fun. Provare per credere!
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